«Il Garante per i detenuti della Toscana venga in Prima Commissione a chiarire la propria posizione rispetto alle notizie che da giorni lo vedono particolarmente esposto rispetto al caso Palamara e alle vicende inerenti il Csm e le nomine nelle procure. Garantisca se stesso o si dimetta»: la richiesta è avanzata dal Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti, componente della Prima Commissione (Affari istituzionali) dell’Assemblea toscana.
«Sono giorni che trovo il nome di Giuseppe Fanfani sulle principali testate nazionali. Non per il suo lavoro come Garante per i detenuti della Toscana – sottolinea Marchetti – bensì negli articoli d’inchiesta legati all’inchiesta sul Csm come ospite illustre di cene particolari e comunque interlocutore in questa oscura vicenda. Ciò mi turba e mi imbarazza. La Toscana non merita profili di opacità politica nei suoi ruoli di garanzia».
«Ricordo bene – ricostruisce Marchetti – quanto rimasi perplesso per l’urgenza con cui, in piena emergenza coronavirus e con decine di decessi quotidiani, il Presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani premeva per convocare l’Aula al fine di procedere alla nomina di Giuseppe Fanfani quale Garante per i detenuti della Toscana. Pareva che quella fosse la priorità dei toscani. A quella nomina ho opposto voto contrario, soprattutto per il metodo con cui il Pd la stava sostanzialmente imponendo con una fretta che adesso mi torna suggestiva ma che sul momento mi pareva singolare. Oggi si impone un chiarimento formale anche di merito nello spazio istituzionale della Commissione».
«Le valutazioni di ordine giuridico e giudiziario non sono di mia pertinenza – conclude Marchetti – ma lo è l’opportunità politica che la Regione Toscana sia rappresentata per un organo di garanzia da un nome che risuona in una delle inchieste più torbide d’Italia. Per questo chiedo che Giuseppe Fanfani si presenti in Commissione a chiarire sulla propria limpidezza da cui, a mio avviso, deve necessariamente dipendere la sua capacità di farsi Garante a qualunque titolo e in qualunque ambito. Altrimenti bisognerà che si dimetta».
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