Arcore, vigilia di Capodanno. Una tavolata già imbandita e ricca di giochi per gli undici nipoti e di sorprese per i figli. C’è attesa per l’ultima festa del 2017, ma non solo. Presidente, settima campagna elettorale. Indistruttibile…
«Posso dire che a distruggermi ci hanno provato in molti, molte volte, ma, come vede, sono ancora qui più motivato e determinato che mai».
Solo poco più di un anno fa lei subiva una delicata operazione al cuore e chi le vuole veramente bene, in primis la sua famiglia, giurava che le avrebbe impedito una nuova pazzia. Ha vinto ancora lei, tanto per cambiare…
«Per la verità è dal 1994 che chi mi vuole bene mi scongiura di non occuparmi di politica. Tuttavia è una costante della mia vita, quella di tentare imprese che tutti, anche le persone più vicine a me, giudicavano impossibili. E invece ho sempre avuto ragione io. È avvenuto quando ho costruito le nuove città modello, quando ho creato la Tv commerciale in Italia, quando ho fatto del Milan il club più forte del mondo, quando ho creato dal nulla un Movimento Politico che in due mesi ha vinto le elezioni, quando ho quasi costretto Bush e Putin a firmare a Pratica di Mare il trattato che ha suggellato la fine della Guerra fredda… Vuole che mi fermi per una semplice operazione a cuore aperto?».
Com’è la sua giornata tipo, dicono faccia molta attività fisica…
«Mio padre mi ha insegnato a non andare a dormire se ci sono ancora cose da sbrigare sulla scrivania e quindi finisco per dormire molto poco. Ma mi basta, e questa è una bella fortuna. Mi sveglio molto presto, leggo i giornali e poi mi dedico a me stesso. Faccio ginnastica, cammino e corro almeno per quattro, cinque chilometri e finisco con una bella nuotata di mezz’ora. E così mi sento in forma. Per tutto il resto della giornata, fino a notte tarda, lavoro in modo continuativo con decine di telefonate e moltissimi appuntamenti».
È anche la prima campagna elettorale senza il suo Milan. Quanto le manca (sa, molti tifosi sperano in uno dei suoi colpi di scena…)?
«È un vuoto difficile da colmare, ma non voglio illudere nessuno. La decisione è definitiva. Non vado più allo stadio, soffrirei troppo, ma il mio cuore è sempre là, in mezzo ai nostri meravigliosi tifosi».
Immagino che la vedremo tanto in tv, ma mi sembra che la novità sia anche la radio. Un amore tardivo?
«Mi trovo molto bene con la radio. Dà il tempo di spiegare bene le cose, e io voglio convincere gli italiani con il ragionamento, non con degli slogan o con delle battute».
Si vota il 4 marzo. Avrebbe preferito avere più tempo per convincere un maggior numero di italiani?
«No, dopo quattro governi non eletti era davvero ora che gli italiani potessero finalmente andare a votare. Spero soltanto che si voti nella stessa data anche per le elezioni regionali, come ha già proposto la Lombardia. Sarebbe davvero uno spreco di risorse e un disturbo inutile per i cittadini, chiamarli a votare due volte o addirittura tre volte in molti Comuni».
Una quota di astenuti sopra il 50 per cento sarebbe una sciagura democratica. Sono le sue parole. Come pensa di convincere i disillusi, i rassegnati, quelli che non credono più nella politica e non si fidano delle promesse del potere?
«Ogni cittadino che non va a votare è un fallimento della democrazia. I motivi di insoddisfazione verso la politica sono tanti e più che legittimi, ma il non voto, come pure il voto di pura protesta, non li risolve, anzi li aggrava. Ma con il pessimismo e con la rassegnazione non si costruisce nulla di buono, né nella vita dei singoli, né in quella di una collettività. E io sono in campo proprio per convincere gli italiani e per restituire a tutti un po’ di speranza».
La politica ha bisogno di volti nuovi. Ci sono? Come si seleziona una classe dirigente di qualità? Non c’è il rischio di fare come Grillo, che ha portato in Parlamento una masnada di sprovveduti?
«La penso esattamente al contrario. Grillo ha portato in Parlamento persone che prima di fare politica non avevano mai fatto nulla. Ora sono diventati dei veri professionisti della politica perché vivono esclusivamente dell’emolumento parlamentare. Questo vale proprio in particolare per il loro candidato premier. Noi invece stiamo selezionando persone che non hanno mai fatto politica, ma che nel lavoro, nelle professioni, nell’impresa, nella cultura, nel volontariato, siano vere e proprie eccellenze che abbiano dimostrato con i fatti non soltanto, ovviamente, assoluta onestà e capacità, ma anche di saper portare a casa dei risultati concreti e significativi».
È sacrosanto parlare di reddito di dignità. Solo che la accuseranno di fare assistenzialismo o di promettere ciò che non può mantenere…
«Milton Friedman può essere accusato di assistenzialismo? È il campione dell’economia liberista, oltre che un premio Nobel. La nostra proposta è ispirata a lui. Quanto alle promesse, noi non siamo come gli altri politici, siamo abituati a mantenerle. Ricorda il famoso contratto con gli italiani? L’università di Siena, non certo vicina al centrodestra, certificò che era stato rispettato quasi alla lettera. Ricordo l’aumento delle pensioni minime a un milione di lire per 1,835 milioni di pensionati, l’abolizione delle tasse sulla prima casa, sulle donazioni e sulle successioni, il milione di posti di lavoro. Tutte promesse rispettate alla lettera, anzi, di posti di lavoro ne abbiamo creato un milione e mezzo. Noi abbiamo un passato di cui essere fieri, a differenza di questi nostri avversari a 5Stelle che un passato non ce l’hanno neppure».
Presto incontrerà Salvini e Meloni per definire il patto politico e elettorale e in ogni trattativa c’è un confine che non si può superare. Qual è il suo? Cosa non può essere messo in discussione?
«Un’alleanza coerente, aperta, inclusiva, orientata a vincere».
In radio ha detto: «Il mio programma è rock». In che senso, essendo lei un noto musicista melodico?
«È vero, ma la musica melodica è intimistica, va bene per il privato, per i momenti rilassati, tranquilli, romantici: l’Italia non ha bisogno di rilassarsi, ha bisogno di una frustata di energia collettiva…».
Presidente, la gente di centrodestra ha ritrovato entusiasmo, ma una domanda se la fa: se vinciamo le elezioni, che succede il 5 marzo?
«Succede che il primo partito della coalizione che saremo noi si insedierà al governo e realizzeremo le parti più urgenti del nostro programma: lotta alla povertà, controllo dell’immigrazione, abbattimento delle tasse. Come programma per i primi cento giorni non è male, mi pare».
È il giorno di passaggio tra un anno e l’altro: un ricordo, un rimpianto, un augurio.
«Abbiamo parlato di rock, ma lei sa che io amo la musica francese. E allora le risponderò con Edith Piaf: Je ne regrette rien, non ho rimpianti. Ho invece il ricordo di un anno, il 2017, nel quale ho sentito crescere il consenso e l’affetto ma anche le aspettative degli italiani – intorno a me, a Forza Italia e al centrodestra. L’augurio, per il 2018, è quello di un’Italia liberata finalmente dall’oppressione fiscale, dall’oppressione burocratica, dall’oppressione giudiziaria. E, per ogni italiano, di poter realizzare i sogni più belli che porta nel cuore, per sé e per le persone che gli sono care».
Fonte: Il Giornale
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