Onorevole Dario Bond, lei è uno dei big di Forza Italia nel Veneto. Ha letto l’intervista di Toni Da Re? Dice che non sapete scegliere i candidati, che andate dietro a blasoni…
«Eh, gran calma…. se vuol passare per l’artefice delle vittorie di Vicenza e Treviso, si accomodi. Ma direi che si farebbe un torto al nostro elettorato, e intendo quello di area leghista e quello più moderato, che in Veneto sono molto vicini e riconfermano la fiducia in una coalizione e in un’alleanza ben precisa, che mi pare sia la Lega ad aver cambiato a Roma».
Da Re parlava delle comunali nel Veneto.
«Ribadisco: i risultati vanno analizzati nel complesso. E non dimenticando che adesso il vento soffia in poppa alla Lega, e che noi siamo in un momento di difficoltà. Ma ci ricordiamo di quando era il contrario, con noi al 30% e la Lega molti punti più sotto? Ecco, allora non abbiamo mai alzato i toni e fatto gli ingordi».
Secondo il numero uno della Liga, voi alleati di centrodestra siete, citiamo, «incompleti, deboli e non legati ai territori». E inseguite «blasoni e curriculum che non funzionano più» nella scelta dei candidati.
«Ho un ottimo rapporto con Da Re, ci conosciamo sin dai tempi del Consiglio regionale, ma mi permetto di fargli notare che l’apporto su Treviso è ad esempio la notevole esperienza amministrativa di Andrea De Checchi, che sarà il vicesindaco di Mario Conte».
Con il 3,4 per cento e un consigliere, però.
«Se scendiamo su questo piano, allora, noto che a Vicenza la Lega ha preso l’8,5%, e noi come Forza Italia il 5 e mezzo. Lui parla di Rucco come modello, ma il sindaco era espressione di una lista civica che ha preso il 27,5%. Non credo sia l’esempio perfetto, per le tesi di Da Re».
Resta il problema delle gerarchie, o del peso specifico complessivo. Se vi può consolare, ce n’è per tutti: ha preso di mira anche il Pd e Fratelli d’Italia .
«Non c’è dubbio che la Lega capitalizza il governo regionale. E ricordo a Da Re che Zaia fu designato governatore nel 2015 nonostante alle elezioni del 2014 Forza Italia avesse preso un punto in più della Lega, e che i patti fossero che il candidato sarebbe stato del partito più votato. Da quel momento, per noi, c’è stato certo un ruolo di seconda fila che non ci ha agevolato alle urne. E poi la Lombardia, il Friuli, con le stesse dinamiche. Non c’è dubbio che la Lega metta bene a frutto il suo governo nelle regioni, e poi vada all’incasso alle diverse tornate elettorali. Ma proprio per questo mi attenderei maturità, coerenza, riconoscenza».
A cosa allude?
«Per restare alla storia recente, ad esempio, al referendum sull’autonomia del Veneto. La Lega voleva l’indipendenza, se oggi il governatore Zaia e la Lega festeggiano il traguardo lo devono a noi, anzi a Piergiorgio Cortelazzo che è qui vicino a me, che scelse la vera strada praticabile e non la strada morta dell’indipendenza. Io ero capogruppo di Forza Italia, e sostenni la scelta giusta ».
La Lega prenderà nota. Ma il segretario della Lega parla di riassetti in enti, controllate, partecipate dai consorzi sovracomunali fino alle giunte dei capoluoghi e veneziane…
«Ripeto. Ci vuole misura, ma soprattutto visione più larga. O si vuole rompere il giocattolo che funziona? Consiglierei toni più bassi, concentrandosi sulla collaborazione amministrative che gli elettori ci chiedono qui in Veneto ».
Squadra che vince non si cambia, insomma. Siamo in tempi di mondiali.
«Il primo obiettivo resta il bene del territorio, la buona amministrazione, Al di là delle congiunture che possono attraversare i diversi alleati. Tirare la corda non va mai bene, oggi fai festa, domani non si sa; gli esempi sono tanti, in politica. Per quello dico che servono equilibrio e misura».
Ma ci possono essere conseguenze per l’alleanza, visti i toni durissimi di Toni Da Re e d’altra parte quanto succede a Roma? La vostra irritazione è palpabile, per lo sfregio di Salvini sposo dei 5 Stelle. Brunetta, Bernini e gli altri big hanno tuonato, alla vigilia del voto.
«In Veneto è palese cosa chiedono gli elettori, dai comuni alla Regione: o si vuol discutere un blocco consolidato? Se Da Re vuol venire a Roma, vedrà che in Parlamento si assiste a deputati che non applaudono gli interventi degli alleati, a imbarazzi continui. Se il modello suo è quello dell’alleanza con i 5 Stelle, i veneti non lo capiscono. In Regione il Movimento 5 Stelle è abissalmente distante dalla giunta Zaia e dalla nostra politica».
Intervista al "Mattino di Padova" - di Andrea Passerini
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