“Di Maio getta finalmente la maschera, é lui l’agente provocatore invocato nel contratto di governo giallo-verde. E’ evidente infatti l’intento provocatorio dei provvedimenti fino ad oggi assunti o anche solo annunciati dal vicepremier e ministro del Lavoro: dal ‘decreto Dignità’ alle punizioni farneticanti per le imprese che decidono di trasferirsi la musica non cambia… si tratta di pure provocazioni volte a scoraggiare chi fa impresa in Italia”. Ad affermarlo l’onorevole Paolo Zangrillo, capogruppo di Forza Italia in Commissione Lavoro.
Spiega l’azzurro: “Colpisce ancor di più della superficialità e del pressapochismo normativo del Decreto il principio che pare ispirare il provvedimento quello cioè di mettere in difficoltà chi il lavoro lo può creare: le imprese! Di Maio è il ministro del Lavoro, non della disoccupazione e della desertificazione industriale. È urgente che qualcuno normale (non c’è bisogno di supereconomisti) di cui si circonda il pluriministro e di cui si fida, gli spieghi che la flessibilità che il nostro eroe combatte serve a dare coraggio ai nostri imprenditori ad investire e scommettere sul futuro del nostro Paese, rinunciando a scappare all’estero o resistendo alla tentazione del sommerso”.
Conclude Zangrillo: “Un contratto a tempo determinato vale più di 100 redditi di cittadinanza! Di Maio deve capirlo. Se vuole combattere il precariato, ascolti, se ne è capace, la voce di chi mette in gioco il proprio patrimonio per fare impresa, altrimenti il sospetto è che non sa di cosa sta parlando”.
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