Pisa perde acqua: «Nel territorio provinciale pisano si verifica una dispersione idrica del 44,12% per cento, con maglia nera per la rete che corre sotto al comune di Castellina Marittima le cui tubazioni perdono per la via ben il 69,98% dell’acqua emunta, mentre il podio del meno peggiore spetta al comune di Montescudaio con il 12,66% di patrimonio idrico perduto dall’immissione ai rubinetti. Dinanzi a questi dati i gestore, Acque Spa e Asa Spa, investono in una misura differente con quest’ultima azienda che non soddisfa l’Autorità idrica toscana (Ait) al punto da spingerla ad avanzare “qualche dubbio sulla possibilità di assicurare livelli di servizio accettabili”». I dati li espone il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti che su questo ha condotto in proprio uno studio che elabora – aggregandoli per aree e per gestore per poi acquisire le valutazioni Ait sugli investimenti programmati sulle reti – i dati Istat dell’ultimo censimento acque per uso potabile, quello diffuso a fine dicembre 2017 su rilevazioni condotte nel 2015.
«Sono gli ultimi dati ufficiali disponibili – spiega Marchetti – e sono dati nazionali. Noi però abbiamo scorporato quelli della Toscana, comune per comune, e poi li abbiamo riaggregati in data set provinciali e per gestore. Da qui alle pianificazioni degli investimenti che condurranno in molti casi alla scadenza dell’affidamento, abbiamo incrociato con i piani di gestione e le valutazioni espresse dall’Autorità idrica. Perché mi sono messo a far di conto in questa maniera? Ma perché appunto l’affidamento del servizio idrico integrato corre verso le scadenze ed è doveroso aprire un ragionamento efficace sulla materia».
Fin qui metodo e motivo, e il risultato generale è quello di cui sopra. Poi c’è il dettaglio che per l’area provinciale pisana vede nel capoluogo, Pisa appunto, livelli di dispersione di acqua del 42,18%: «Il dato è al di sotto della media regionale del 43,43% – illustra il Capogruppo regionale di Forza Italia – ma non per questo è un buon dato visto che si parla di quasi la metà di patrimonio idrico che finisce nel suolo». Picchi notevoli ci sono sia nella rete gestita da Asa Spa – a cui appartiene la già citata Castellina Marittima ma anche Casale Marittimo con le sue perdite del 60,73% – sia in quella gestita da Acque Spa che annovera un 67,64% a Vicopisano e un 66,11% a Calci. Dati poco lusinghieri per una rete su cui tutto sommato, questa la valutazione Ait, l’azienda di gestione dimostra «una capacità di investimento importante che potrà garantire un livello manutentivo e di sostituzione degli assets soddisfacente e superiore alle medie toscane».
Ma in prospettiva, che fare? «A sinistra sento parlare di ripubblicizzazione. Anche io mi colloco su questa posizione, non foss’altro che nel rispetto dell’esito del referendum con cui i cittadini hanno espresso questo tipo di volontà. Ma acqua pubblica può voler dire tante cose. Il modello di holding regionale prospettato dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi non ci convince: un nuovo carrozzone poco funzionale e che magari diventi parcheggio per qualche politicante dismesso noi non lo vogliamo. L’acqua – riflette Marchetti – è un bene delicato, una risorsa non infinita, e le reti hanno bisogno di interventi d’urto veloci per contrastare livelli di dispersione tanto elevati. Bisogna soppesare tutti i modelli di gestione che le normative mettono a disposizione per individuare tutti insieme quello migliore per la Toscana. Io ad esempio ho studiato un po’ il tipo di gestione che a Parigi si è rivelato efficace in termini di abbattimento tariffario e investimenti sulle reti. A livello comparativo, è un sistema che per le nostre normative potrebbe dirsi affine a quello dell’Agenzia speciale prevista dall’articolo 114 del Testo unico degli enti locali. Non sposo una tesi: fornisco uno spunto. Su materie come queste nessuno deve innamorarsi ideologicamente delle vie facili. Pensiamoci con serietà, informiamoci e poi la maggioranza ci dia una proposta su cui lavorare e riflettere. Noi qualcosa da dire l’avremo, ma la responsabilità è prima di chi governa».
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