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PISTOIA: Impianto compostaggio Tana Termini, Marchetti (FI): «La sinistra si contenta dei perimetri giuridici e non bada ai bisogni dei cittadini»

La conferma di emissioni odorifere «in difformità all’art. 177 del D.Lgs. 152/2006», la conseguente diffida a proseguire l’attività da parte della Regione Toscana, poi il decreto regionale di «sospensione dell’ingresso dei rifiuti in impianto e a conferire i rifiuti nonché compost fuori specifica ad impianti autorizzati» a cui si è aggiunta la revoca dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). Poi, apertasi la questione dell’allontanamento dei rifiuti, il passo indietro: «Trattandosi di attività di smaltimento una tantum definita con atti di evidenza pubblica, in un contesto in cui i rifiuti in partenza sono già ampiamente conosciuti, la stessa Arpat non ha ravvisato la necessità di inserire tale situazione nel programma delle attività di gestione di rifiuti da controllare». Sull’impianto di Tana Termini, nel territorio comunale di San Marcello Piteglio ma al confine con Bagni di Lucca, questo è quanto. E a metterlo nero su bianco è la giunta regionale toscana in risposta all’interrogazione con cui nel luglio scorso il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti aveva sollecitato la Regione su bonifiche e controlli che mettessero in sicurezza ambiente e cittadini, preoccupati anche sul versante lucchese come attestato anche di Consiglieri comunali di Bagni di Lucca Claudio Gemignani e Laura Lucchesi.

Di quella risposta oggi Marchetti si dichiara insoddisfatto: «La giunta ci dà conto di attività ormai più che passate – spiega il Capogruppo azzurro – risalenti al 2015, 2016 e 2017 e di cui eravamo ben a conoscenza. Noi chiedevamo “quali azioni possa ed intenda intraprendere la Regione per gestire la fase di bonifica e messa in sicurezza dell’impianto di Tana Termini”, ricorda Marchetti, e invece ci è stato risposto con lo sguardo al passato, mentre sul futuro nulla si dice se non che l’attività di trasferimento rifiuti da quel sito si svolgerà fuori dall’orbita del controllo regionale. “Arpat non ha ravvisato la necessità di inserire tale situazione nel programma delle attività di gestione rifiuti da controllare”, c’è scritto».

A questo punto: «Non siamo soddisfatti ma nemmeno rassicurati – conclude Marchetti – anche perché resta il nodo del movimento franoso da cui sarebbe interessata la parete di contenimento dell’impianto posta fra l’infrastruttura e il torrente Lima, fatto che nell’interrogazione avevamo richiamato ma di cui la risposta non pare tenere conto. Ancora una volta siamo dinanzi a una Regione che si contenta di rimanere nei perimetri delle spettanze giuridiche, rifiutandosi di alzare lo sguardo verso i reali bisogni delle popolazioni. E questo atteggiamento arroccato, però, è insufficiente».

 

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