«Dal 2010 al 2017 nella provincia di Prato l’attività di allevamento ha subito perdite significative nel settore dei bovini e bufalini, con 21 aziende che hanno chiuso le loro stalle per un calo percentuale del -38%. In dettaglio, gli allevamenti di mucche & Co in valore assoluto sono passati da 55 a 34, con forte incidenza sulle realtà maggiori, quelle con oltre 5 capi, che vedono una mortalità imprenditoriale del -29% con 6 aziende che nei sette anni esaminati hanno chiuso i battenti portando il numero da 21 a 15. Dinanzi a tutto questo la Regione ha dimostrato e dimostra di non saper né agire né reagire»: a suonare l’allarme è il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti. E’ a lui che la giunta regionale ha fornito in risposta a un’interrogazione dati impressionanti sulla mortalità delle imprese zootecniche.
«Si tratta di numeri che per quanto riguarda la provincia di Prato scoraggiano, anche se accogliamo con favore la controtendenza che il territorio fa registrare riguardo al comparto ovi-caprino, con un incremento del 9,8% di realtà produttive salite dalle 163 del 2010 alle 179 del 2017. Ma tornando alla Prato che non muggisce più come un tempo, non possiamo negare che stiamo perdendo un patrimonio non solo produttivo, ma anche culturale che caratterizza i nostri territori. Per non parlare della perdita in termini di valore genetico per quanto riguarda la selezione di alcune delle nostre razze autoctone. Le predazioni sono tra i fattori che maggiormente indeboliscono il settore, ma invocare il Piano lupo come sta facendo la Regione non basta, e l’assessore non può non saperlo. Lui stesso conta in Toscana 600 lupi più altrettanti ibridi. Il Piano lupo consentirebbe prelievi massimi del 5% di esemplari, pari a 30 lupi. Si può pensare che una simile misura di contrasto, oltretutto a carico di una specie protetta, sia risolutiva? Non credo davvero. Agire sui 600 ibridi, invece, forse sì che lo sarebbe. Allora, piuttosto che giocare a scaricabarile, meglio sarebbe procedere con catture e sterilizzazioni di quegli esemplari non specie protetta. Basta avere un pallottoliere per capirlo. Asserire il contrario è una presa in giro».
Per Forza Italia la proposta è una: «Ribaltare l’approccio strategico. La sinistra si affida a politiche di indennizzo dei danni che lasciano a carico dei pastori tutti gli oneri di spesa legati a prevenzione e burocrazia, e che risarciscono in tempi troppo dilatati per essere sostenibili per i piccoli allevatori. Noi vogliamo partire da prima del danno ed evitare che si verifichi: misure incentivanti rispetto agli strumenti di difesa passiva e contenimento degli esemplari ibridi sono azioni non più rinviabili».
«Questi dati dimostrano ciò che noi, ascoltando le ripetute richieste d’aiuto che giungono dagli operatori del settore e viste le misure messe in campo dalla Regione, sosteniamo da tempo, ovvero – incalza il Capogruppo regionale di Forza Italia – che finora la sinistra che governa la Toscana non è stata capace né di gestire la fauna selvatica, da un lato, né, dall’altro, di accompagnare e sostenere le nostre aziende zootecniche, i nostri allevatori e i nostri pastori alla cui opera noi non intendiamo rinunciare. Da parte della sinistra manca la volontà politica di affrontare la questione con serietà ed efficacia. Dal 2020, quando vinceremo le elezioni regionali, ci penseremo noi».
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