«La delibera regionale che rivede i tetti di spesa per i ricoveri di pazienti da fuori regione per le cliniche private trasuda voglia di controllo politico da tutti i pori rossi. I limiti di spesa sono stati ridefiniti ‘a cattivo’, senza preavviso né concertazione e anche con ricadute sull’immediato di questo ultimo scorcio 2018. In questo modo si nega all’erogatore privato ogni possibilità di pianificazione e programmazione aziendale sulle proprie produzioni sanitarie e così, come si sta prospettando per il San Camillo di Forte dei Marmi, a farne le spese finiranno per essere i lavoratori»: a parlare così è il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti, nettamente schierato dalla parte degli istituti di sanità privata su cui interviene la delibera di giunta regionale 1220 dell’8 novembre scorso Determinazione dei tetti massimi per l’acquisto dei prestazioni dalle strutture sanitarie private accreditate.
«L’intento principale del legislatore è espresso con chiarezza nella delibera: “salvaguardare l’equilibrio economico finanziario del sistema”, c’è scritto. Poi però – prosegue Marchetti – è tutto un “favorire l’orientamento”, “orientare l’attività”, “monitoraggio e controllo”. Par d’essere nel Grande Fratello di orwelliana memoria, in un crescendo di volontà, smaccatamente di quella sinistra d’antan che è riferimento del governatore Rossi e della sua maggioranza, di ingabbiare e irreggimentare lo sviluppo d’impresa privata. Noi che al contrario siamo per spalancare le porte allo sviluppo e alla crescita dell’offerta, particolarmente in ambito sanitario dove i bisogni di una popolazione sempre più in età aumentano inevitabilmente, non possiamo che stigmatizzare un simile atteggiamento politico».
Oltre al merito, c’è il metodo: «Con una delibera di novembre si impone una contrazione dei tetti per i ricoveri di pazienti da altre regioni a partire dal 1 gennaio 2019 e addirittura con riverberi in quest’ultimo scorcio di 2018, quando in regime transitorio si procederà a riconoscimento condizionato dei proventi legati alla mobilità extraregionale. Come può un’azienda riprogrammare la propria attività e la propria offerta in due mesi? O erogare serenamente prestazioni e ricoveri già fissati con sul capo la tegola che poi non vengano riconosciuti con la conseguenza di vederseli riaddebitare? Questa è un’operazione mal condotta, arrogante e sprezzante nei confronti di chi fa impresa e investe per essere competitivo sul mercato, magari accaparrandosi il luminare d’eccellenza. Se c’era da omogeneizzare l’offerta territoriale adeguando la spesa alla cornice normativa, questo poteva e doveva essere fatto entro un percorso condiviso in cui nessuno doveva trovarsi preso alla sprovvista. In questo modo, invece, è ovvio che la tegola, già che siamo a parlar di tetti, finisca per cadere in testa ai lavoratori di questi istituti e cliniche private come stiamo vedendo per il San Camillo di Forte dei Marmi».
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