«Lavoro sul caso Forteto dal 2012 e per tutti questi anni sono sempre stato persuaso che solo una Commissione parlamentare d’inchiesta avrebbe potuto, grazie alle sue prerogative, andare a fondo su questa orribile vicenda dipanatasi lungo trent’anni con abusi indicibili, ma che purtroppo abbiamo avuto il dovere di dire e raccontare, ai danni di minori affidati all’interno di quella comunità setta. Per questo oggi, con l’ultimo via libera alla Camera all’istituzione dell’organismo che io stesso avevo chiesto con apposita proposta di legge, la mia prima pdl dal mio insediamento, si raggiunge un traguardo fondamentale e si coronano anni di lavoro e di fatica anche emotiva da parte delle vittime che nel frattempo hanno affrontato un processo che ha dato loro ragione, e ora attendevano questo passaggio d’aula a Montecitorio»: lo afferma il Vicecapogruppo di Forza Italia alla Camera Stefano Mugnai, che nel Consiglio regionale della Toscana, nel 2012 fu presidente della prima commissione regionale di inchiesta che portò alla luce il sistema di violenze e abusi su minori praticato all’interno di quella che anche la magistratura avrebbe in seguito bollato come comunità-setta, esprimendo condanne fino al terzo grado di giudizio.
Il 26 marzo scorso Mugnai, appena insediatosi come deputato, depositò la proposta di legge numero 390 istitutiva della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli affidi all’interno della comunità di Vicchio del Mugello, in provincia di Firenze. Tale proposta è stata aggregata assieme ad altre dalla medesima finalità entro un testo unico approvato prima al Senato e oggi alla Camera.
«Adesso avanti veloci con l’insediamento dell’organismo e quindi con questo lavoro ispettivo che si rivelerà, ne sono convinto – insiste Mugnai – indispensabile per approfondire aspetti sin qui rimasti inesplorati. Nell’antro dell’orco quei ragazzi li mandava lo Stato attraverso la magistratura minorile. Per questo oggi noi, lo Stato attraverso la sua massima espressione assembleare che è il Parlamento, abbiamo il dovere di raccontare indagare e raccontare una vicenda che è un buco nero nella storia della Toscana e del nostro Paese».
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