“Rendere omaggio oggi a Bettino Craxi, nel ventennale del Suo ritorno alla Casa del Padre, assume un significato particolare. Emerge prepotentemente il duplice inganno, da una parte, di una magistratura che ha colpito a senso unico, lasciando indenne l’allora Partito Comunista Italiano, foraggiato con rubli da Mosca, infettato dalla questione morale e schierato più con il Patto di Varsavia che non con gli interessi nazionali e occidentali; dall’altra, di una eresia politica di stampo grillino, dell’innaturale “uno vale uno”, dell’onestà declamata a parole e naufragata nei disastri economici e non solo conseguenti all’incompetenza. Craxi ha pagato per tutti il prezzo di un esilio voluto da chi, prima ha indossato la toga, nei panni del presunto arbitro, poi quelli del giocatore politico. Una vergogna e una tragedia tutta italiana. Non sono socialista, ma so comprendere la differenza che in questi tempi esiste tra un uomo di stato, quale era Bettino Craxi, e certa ciarlataneria politica che fa emergere, esaltandola, tutta la propria incompetenza e assenza di visione. Peccato che il danno, alla fine, lo paghino tutti gli italiani. Craxi ha insegnato che la politica è, innanzitutto, sacrificio, studio, capacità di comprensione e di soluzione dei problemi, dai più semplici, ai più complessi. L’auspicio, dopo tanto torpore, è che la politica torni ad essere protagonista, ricordandolo per i successi che ha donato all’Italia, a quei tempi più ricca e rispettata nel mondo”.
Lo dichiara Enrico Aimi, senatore e capogruppo in Commissione Affari Esteri per Forza Italia
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