L’azzurro ha rinunciato all’indennità prevista dall’Ue L’impegno: «L’Italia deve contare di più in Europa».
Sono sempre stato di sinistra, ma non ho mai lavorato così bene come con Antonio Tajani», confessava poco tempo fa un funzionario della Commissione europea a chi gli chiedeva cosa pensasse del politico italiano.
Chi conosce i palazzi europei capisce perché il presidente del Parlamento europeo si sia fino ad oggi mostrato prudente quando è stato tirato in ballo come candidato premier di Forza Italia.
Tajani è di fatto in corsa come presidente del consiglio. «Primo nome», per Palazzo Chigi in caso di vittoria del centrodestra, come ha ammesso Silvio Berlusconi mercoledì sera. Può contare su un capitale di credibilità e stima accumulato in Europa che non ha eguali e che quindi non può andare sprecato. È stato capace – e nelle istituzioni Ue non è sempre facile – di superare steccati politici e anche di ribaltare molti pregiudizi sugli italiani – ancora più difficile – anche grazie a decisioni come quella riemersa in questi giorni sull’onda della vicenda delle indennità non restituite dei parlamentari del Movimento cinque stelle e dei bonifici taroccati.
Nel passaggio dalla Commissione al Parlamento, Tajani rinunciò all’indennità che gli spettava al termine del mandato. Con una lettera all’allora presidente della Commissione José Barroso, ha rifiutato la buonuscita da vice presidente dell’esecutivo Ue che, di norma, vale 13 mila euro al mese per tre anni, quindi 468 mila euro totali. Rifiutata per una «scelta di coscienza». E senza troppi clamori.
Tutti i Commissari europei quando concludono il loro mandato hanno diritto all’indennità transitoria per compensare le difficoltà che potrebbero avere nel trovare lavoro, visto che non possono esercitare in ambiti inerenti al lavoro svolto precedentemente. Nella lettera Tajani ha spiegato di ritenere che «fosse opportuno dare una prova di sobrietà e solidarietà in questo momento di grande difficoltà per i cittadini europei».
Stesso metodo applicato quando ha assunto la presidenza dell’Europarlamento. Con una lettera dell’anno scorso, indirizzata alla Direzione Generale delle Finanze del Parlamento europeo, ha rifiutato l’indennità di rappresentanza prevista per il Presidente del Parlamento europeo, equivalente a 1.418,07 Euro al mese.
Negli ultimi due giorni il presidente del Parlamento europeo è stato in Italia. Tra gli incontri quello con gli industriali, con il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. Ieri ha avuto una «Lunga conversazione» su Embraco con Marc Bitzer Ceo mondiale di Whirlpool, che sta chiudendo lo stabilimento italiano di Chieri licenziando 497 dipendenti. «Stiamo lavorando costruttivamente per una soluzione positiva a favore dei dipendenti dello stabilimento di Chieri. Non sarà facile ma, come promesso, ce la metterò tutta», ha twittato Tajani.
Poi un evento al Link Campus. Tajani ha schivato le domande sull’Italia. Poi ha parlato di scenari mondiali e obiettivi che si deve dare l’Europa, ma anche l’Italia. «In Europa comandano la Germania e la Francia perché loro sono presenti. Dobbiamo contare di più, non possiamo chiedere alla Merkel di fare anche il premier italiano». «Non è una questione di nazionalismo, l’Europa ha bisogno di più Italia. Non possiamo non dare il nostro contributo: l’Italia non può essere assente Qualunque sarà» il prossimo premier italian «dovrà imprimere una svolta».
Tesi che Tajani ha sostenuto spesso, sia da commissario sia da presidente dell’Europarlamento. Ma che da ieri assumono un significato diverso.
Fonte: Il Giornale
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