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Carbon Tax, Casasco: “Avviare dialogo in Ue sui dazi ambientali oggi applicati solo a materie prime importate e non a prodotto finito”

“Ho presentato una interrogazione ai ministri degli Affari europei, Raffaele Fitto e dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, oltre a una risoluzione in Commissione Attività produttive, per chiedere al governo italiano di avviare le opportune interlocuzioni in Europa per mitigare gli effetti distorsivi del regolamento Carbon Border Adjustment Mechanism ( CBAM) , che rischia di colpire tante aziende manifatturiere italiane ed europee. Quello che chiediamo è che l’applicazione di questo regolamento incida anche sui prodotti finiti, realizzati con le stesse materie prime grezze che sono oggetto di tasse, importati dall’Unione”.

Lo annuncia in una nota Maurizio Casasco, deputato di Forza Italia e Responsabile economico del partito azzurro.

“Il regolamento Ue introduce di fatto la tassa ambientale Cbam sulle materie prime per tutte le aziende manifatturiere che operano in Europa, del settore acciaio, siderurgico, alluminio, cemento, energia, fertilizzanti e altre materie prime. Di fatto, si applica una tassa ambientale sulle materie prime, ma si lascia libero ingresso ai prodotti finiti extra Ue nel mercato comunitario, realizzati al di fuori della UE, con le stesse materie prime grezze che, se importate in quanti tali in Ue, sono soggette a tassa Cbam. In sostanza, si rischia di produrre un danno enorme al settore della trasformazione industriale accelerando il processo di de-localizzazione in corso”, spiega Casasco.

“Anche Goldman Sachs -proprio oggi – ha ribadito che questo provvedimento comporterà un aumento del costo dell’ acciaio del 15 – 30 per cento e dell’alluminio del 7 – 20 per cento, proveniente dalla zona Asia/Pacifico. Anche questo importante istituto ribadisce che siamo di fronte al forte rischio che, in assenza di correttivi a protezione dei prodotti finiti , si possano spostare produzioni in paesi extra europei i quali non applicano tasse ambientali alle materie prime , e da cui partiranno i prodotti finiti per venire sul nostro mercato senza extra costi. Quello che, dunque, chiediamo ai ministri interrogati è di avviare le opportune interlocuzioni in Europa per scongiurare un rischio concreto, ovvero quello che molte aziende siano costrette, nella migliore delle ipotesi, a delocalizzare le loro produzioni, con le inevitabili conseguenze sui livelli occupazionali in Italia e in Europa”, conclude.

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