«Con 25 punti di emergenza territoriale (Pet) a rischio taglio sul territorio regionale, il 118 toscano è sulla graticola di un’autentica roulette russa condivisa da cittadini, sindaci, medici e infermieri. La giunta regionale si assuma una volta per tutte la responsabilità di chiarire le proprie intenzioni e presentare un piano dettagliato»: a chiederlo è il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti che ha tradotto il suo appello politico nella forma istituzionale di un’interrogazione alla quale attende risposta in forma scritta, così da cristallizzare la posizione del governo regionale.
«Presso il mio ufficio in via diretta e da fonti di stampa – spiega Marchetti – non faccio che ricevere segnalazioni e indiscrezioni su tagli imminenti alla rete del sistema di emergenza urgente da parte della Regione. Ai timori dei sindaci, anche del Pd, si sommano quelli dei medici e degli infermieri per una sottrazione delle loro presenze nelle postazioni che rimarranno. Ma a un mese dalle amministrative la maggioranza di sinistra ben si guarda dallo spiegare come stiano realmente le cose. E invece noi vogliamo saperlo. Ecco perché ho scelto di depositare un atto specifico sulla materia».
Tra i quesiti posti dal capogruppo azzurro l’esigenza di chiarezza domina, con Marchetti che domanda di sapere «quale sia il reale piano di riorganizzazione dell’Emergenza Sanitaria Territoriale», «quanti punti di emergenza sarebbero tagliati, quanti medici sostituiti, quanti volontari e quante associazioni sarebbero interessate dalla paventata riorganizzazione» e «la quantificazione dei risparmi per il sistema sanitario regionale» derivanti da «una siffatta riorganizzazione».
Nella premessa dell’atto Marchetti spiega che «a fronte dei tagli purtroppo sistematici sul sistema sanitario regionale, si paventa anche per l’emergenza urgenza territoriale una massiccia demedicalizzazione del territorio con creazione di “punti di emergenza territoriale” dotati di Ambulanze BLSD (Basic Life Support with Defibrillator, ndr) dislocati sul territorio in misura di 1 ogni 1000 abitanti (parametro tra l’altro non contemplato dal DM 70/2015 o legge Balduzzi). Il taglio – si legge nell’interrogazione – dovrebbe riguardare, a livello regionale, circa 25 PET con medico a bordo a favore di mezzi con soli volontari, e altri mezzi medicalizzati saranno invece sostituiti con mezzi infermierizzati. Se la riorganizzazione riguardasse anche territori vasti ma scarsamente abitati, o montani – osserva Marchetti – sarebbe un problema garantire l’assistenza in emergenza. La legge Balduzzi contempla invece parametri correttivi per le zone disagiate, appunto per garantire l’adeguata funzionalità dei percorsi clinico-assistenziali (in certi casi di fondamentale importanza per salvare vite umane come nei casi di infarto o ischemie cerebrali)».
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