Lenti e sporchi: così, secondo le proteste che rimbalzano sulle cronache locali, i treni a cui quotidianamente debbono affidarsi i pendolari toscani. «Particolarmente penalizzate – osserva il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti che da qualche giorno sta monitorando la faccenda – risultano le aree geografiche morfologicamente più complesse come quelle montane e collinari, ma chi viaggia in piano ha anche lui le sue pene soprattutto in termini di ritardi. Solo negli ultimi due giorni rilevo contestazioni sovrapponibili che si levano dal Casentino, dunque provincia di Arezzo, e dalla zona di Volterra e Valdicecina, provincia di Pisa al confine con quella di Livorno. Non posso che pensare che il problema sia diffuso. E non va bene. Per questo ho chiesto alla Regione di adottare misure urgenti a garantire pieno e buon diritto alla mobilità per tutti i cittadini su tutto il territorio regionale».
Lo strumento adottato da Marchetti per portare i problemi dei pendolari direttamente sui binari della giunta regionale è quello dell’interrogazione a risposta scritta. Quesito centrale dell’interrogazione è quello che invoca «iniziative urgenti per assicurare ai pendolari di ogni parte della Toscana, comprese le aree del Casentino e di Volterra e Valdicecina, condizioni di mobilità sostenibili e compatibili con una buona organizzazione dei tempi di vita quotidiani individuali, familiari, collettivi».
I casi specifici non sono che due tra i più recenti segnalati dalla stampa locale: uno riguarda «i pendolari utilizzanti la tratta ferroviaria Stia-Arezzo», «esposti a continui disagi tra ritardi, tempi di percorrenza estenuanti e cattiva condizione dei convogli»; l’altro coinvolge loro malgrado «i pendolari utilizzanti la tratta ferroviaria Saline-Cecina, in prevalenza studenti», «esposti al medesimo tipo di situazione». Non gli unici dato che, ricorda il Capogruppo di Forza Italia, «a ripetizione contestazioni similari si levano da molte tra le aree morfologicamente più complesse del territorio regionale, in maniera deprecabilmente diffusa».
Il principio che muove Marchetti è esplicitato con chiarezza, nell’atto: «Il diritto alla mobilità deve vedere tutti i cittadini a pari condizioni di accesso e fruizione nell’accezione positiva del termine e senza distinzione di classe sociale, destinazione, residenza geografica e con particolare attenzione ai flussi pendolaristici», scrive l’esponente politico. «Ho sottolineato questo aspetto – spiega – perché qui il livellamento pare effettuato verso il basso. E invece quella del trasporto quotidiano su ferro non è questione che possa esser buttata in caciara sul ‘mal comune è mezzo gaudio’. Qui non ci deve essere nessun male comune. E’ ciò che chiediamo alla Regione».
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