«In Toscana tira una brutta aria, ma non da ora. Già il rapporto 2019 di Legambiente sull’inquinamento atmosferico registrava sforamenti rispetto ai limiti di legge per ozono e pm10 a Lucca, Firenze, Grosseto, Pisa e Pistoia. E se le polveri sottili rendono i cieli opachi la responsabilità non è solo del meteo, ma anche e soprattutto di politiche regionali sulla qualità dell’aria insufficienti, tardive quanto a pianificazione e con eredità di incentivazioni che poi si sono rivelate mal mirate come quelle sull’utilizzo del pellet per il riscaldamento domestico. A ciò si aggiunge l’effetto avverso generato dalla mancanza di infrastrutture, con la carenza di un sistema alternativo alla gomma in particolare per quanto riguarda la movimentazione merci, e di un’offerta pubblica di trasporto per la mobilità individuale poco affidabile e attrattiva ma costosa che lascia utenti a piedi un giorno sì e l’altro pure. Sembrano mondi distanti, invece quando si parla di inquinamento tutto si tiene. E Pd e sinistra, in questi decenni di governo regionale, si sono trincerati dietro un ambientalismo di facciata e di maniera che poi nei fatti si è tradotto in inerzia. Si è investito poco e male»: l’articolata riflessione arriva dal Capogruppo di FI nel Consiglio regionale della Toscana Maurizio Marchetti.
«Quanto di responsabilità regionale esista nel progressivo degradarsi della qualità dell’aria – sottolinea Marchetti – è testimoniato dalla diffusione del fenomeno che attualmente interessa molte città toscane e i loro hinterland. Il Piano regionale per la qualità dell’aria è arrivato solo di recente, a dimostrazione di come sia del tutto mancata la strategizzazione su una materia tanto delicata. Si è proceduto con erogazioni spot che nulla risolvono ma fanno titolo sui giornali – incalza Marchetti – e nel frattempo si è sbagliata mira anche sulle politiche di incentivo con cui si è promossa ad esempio, per il riscaldamento residenziale, l’installazione di stufe a pellet le cui emissioni hanno poi in realtà prodotto danno ancor maggiore».
Ma il traffico resta primattore sulla triste ribalta dell’inquinamento atmosferico: «Pd e sinistre tendono a comprimere la mobilità privata, ma non forniscono alternative valide di mobilità individuale. Idem per il ben più pesante traffico legato alla movimentazione delle merci. Questi di oggi, con ordinanze di blocco del traffico e divieti di abbruciamento, sono purtroppo i risultati. Il problema è ormai emergenziale per la salute pubblica. Lo stop al troffico, purtroppo, però, non risolve: forse sensibilizza, ma ha solo effetti tampone e anche lievi».
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