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FIRENZE: Lupo e danni agli allevatori, da Marchetti (FI) lettera aperta a Remaschi: «Incentivi agli strumenti di difesa e contrasto agli ibridi. La Regione non giochi allo scaricabarile»

«Uscire dalla logica degli indennizzi erogati col contagocce e dopo percorsi onerosi a tutto carico degli allevatori per mettere in campo misure di sostegno agli strumenti di difesa passiva di mandrie e greggi tra recinzioni elettriche, dissuasori sonori, creazione di mandrie e greggi regionali con cui ristorare eventualmente l’allevatore con capi già in ciclo produttivo, cessione in comodato gratuito di cani da guardianìa della nostra ottima razza autoctona che è il pastore maremmano»: inizia con l’elenco di alcune delle proposte formulate da Forza Italia solo nell’ultimo trimestre la lettera aperta che il Capogruppo degli azzurri in Consiglio regionale Maurizio Marchetti ha voluto far seguire a quella con cui l’assessore regionale alle politiche agricole Marco Remaschi si è rivolto agli allevatori.

Dopo il riepilogo delle possibili strade alternative nel contrasto alle predazioni di mandrie e greggi, Marchetti prosegue: «Caro Remaschi, finché la Regione continuerà a limitarsi da un lato a invocare prelievi di una manciata di lupi buona solo a sparigliare i branchi, generando conseguente riproduzione più serrata e maggior numero di predazioni, dall’altro a invocare un piano lupo che prevede prelievi fino al 5 per cento, che sul migliaio di lupi presenti in Toscana farebbe una cinquantina di capi assolutamente non risolutiva; beh, assessore Remaschi, finché la Regione non metterà in campo idee alternative per altro mutuabili da altre realtà e validate sia scientificamente che praticamente come sono le nostre, allora non farà che abdicare al proprio dovere con un giochino dello scaricabarile che mentre invita gli allevatori a stare al fianco delle istituzioni, poi in realtà li lascia più soli di quanto già non siano. Perché gli allevatori si avvicinano, ma al loro fianco non vi trovano. Non finora».

            «Finora la Regione si è limitata a solleticare la pancia alla loro legittima esasperazione invocando il Piano lupo come fosse un totem, ben sapendo, almeno mi auguro, che quella misura di prelievo non risolverebbe il problema del bestiame predato, anzi andrebbe ad acuirlo disgregando branchi che sono più controllabili degli individui singoli. Per contro, grosse campagne di cattura e contenimento degli ibridi, anche attraverso sterilizzazioni, non se ne vedono né presenti né all’orizzonte. Gli indennizzi che la Regione asserisce di erogare, in realtà arrivano agli imprenditori zootecnici col contagocce e dopo oneri di spesa e burocrazia a tutto carico di chi si vede giorno dopo giorno ovini e bovini fatti a brandelli».

            «La convivenza tra uomo e fauna selvatica si costruisce nella prevenzione. Le stesse somme impiegate nel prevenire anziché nel risarcire vanno a creare un circuito virtuoso che in prospettiva riduce drasticamente la fase di indennizzo. Bisogna volerlo, però. E bisogna saper tradurre la volontà in modelli strategici di intervento. Noi vi abbiamo sottoposto da mesi, attraverso due interrogazioni del giugno e luglio scorsi a cui non ci è stata nemmeno data risposta, le nostre idee che sposano azioni intraprese ad esempio nel Parco del Pollino, o in altre Regioni anche a voi politicamente vicine. Non ne facciamo una questione di casacche, ma di voler fare il bene di un settore, la zootecnia toscana, patrimonio collettivo di persone e territori da valorizzare oltre che tutelare. Nella gestione della fauna selvatica in rapporto all’attività umana, questo tassello della volontà creativa ci pare manchi a una giunta regionale finora buona solo a spostare lontano da sé il calice delle responsabilità politiche invocando prelievi».

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