«Più che immobiliarismo, qui siamo davanti all’immobilismo»: è in un gioco di parole la sintesi delle valutazioni che il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti esprime circa la Comunicazione 38 della giunta regionale In merito alla vendita dei beni immobili delle Aziende sanitarie in Toscana, calendarizzata per la seduta odierna dell’Assemblea toscana.
«Alienazioni in stallo – ricapitola Marchetti – stime ignote, colpe che muoiono fanciulle ma responsabilità politiche chiare: quelle di una sinistra che nei suoi decenni di governo regionale non ha saputo o voluto vendere quando si poteva, e oggi sceglie la via del procrastinare producendo, di fatto, un danno al patrimonio collettivo costituito dai tanti immobili delle aziende sanitarie lasciati al degrado e al deperimento valoriale. Il tutto disattendendo l’indirizzo univoco espresso dal Consiglio regionale a gennaio 2015, a seguito dei lavori della Commissione d’inchiesta presieduta proprio da Forza Italia e che prese in esame lo stato del settore. Al termine di quella ricognizione mastodontica, che individuò in 600-700 milioni il valore complessivo di questi stabili, il Consiglio tutto invitò la giunta a istituire un pull manageriale di esperti e tecnici che agissero come una sorta di falange d’assalto a un mercato oggettivamente difficile come quello degli immobili, in particolare pubblici, così da ingranare una marcia in direzione del vantaggio dei toscani. Nulla di quanto indicato da chi ci ha preceduto in quest’aula è stato attuato».
La prospettiva immaginata dalla giunta non convince Forza Italia: «Di fatto la Regione, non essendo capace di rispettare le proprie regole normative, che fa? Le cambia a suo pro. Così si ipotizza, in un tempo tutto da definire e solo in via di ‘auspicio’, di riformare gli articoli 114 e 115 della legge regionale 40/2005 che governa la gestione e alienazione del patrimonio immobiliare in capo alle Asl e non più usato a fini sanitari. Ebbene, lo sapete cosa anche si va a riformare? Il principio del buon amministratore a massimizzare il ricavo nell’alienare e valorizzare a vantaggio dei cittadini, contenuto nel comma 2 dell’articolo 115, per aprire le maglie delle procedure con esiti tutti da verificare ma che di certo non massimizzano un bel nulla».
In conclusione: «C’era un momento in cui si poteva, e non è stato fatto. C’è stata una fase in cui si doveva, ma non è stato fatto. Oggi siamo alle prese con condotte che non solo non producono valore, economico o sociale, ma addirittura generano danno nel lasciar deperire quando non predare tutto questo patrimonio. C’è una totale incapacità gestionale rispetto a questo segmento della cosa pubblica, ma quel che è peggio non si ravvisa la volontà politica di superare il gap malgrado l’indicazione chiara espressa da questo Consiglio ormai quattro anni fa».
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