«No a nuove penalizzazioni per il settore estrattivo apuo-versiliese: se il Piano cave dovesse andare avanti per come è ora in bozza senza i necessari correttivi invocati dai cavatori in queste ore, siamo pronti a metterci di traverso»: a partire all’attacco del documento messo in concertazione dalla giunta regionale il 24 settembre scorso è il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti che rigetta l’ipotesi di nuove limitazioni al comparto già afflitto per metodo e merito dal Piano paesaggistico approvato nel 2014.
«Per il lapideo – annuncia Marchetti – non siamo disponibili ad accettare altre limitazioni. E invece questo Piano cave, per come è in bozza, ne contiene eccome. Meno sicurezza sul lavoro, minor tenuta delle imprese apuo-versiliesi nel mercato interno ed estero, conseguenze occupazionali… in questa bozza c’è ogni presupposto per compromettere irrimediabilmente la salute delle aziende che operano nell’estrattivo ornamentale, le quali vengono sostanzialmente private della possibilità di fare libera impresa con limitazioni incompatibili con ogni prospettiva di sviluppo».
C’è un articolo, in particolare, ed è il numero 13, su cui l’attenzione di Marchetti si è fissata con preoccupazione: «Solo per le Apuane soglie minime al 30% dei quantitativi da destinare a trasformazione in blocchi, lastre e affini, lavori di scoperchiatura o di messa in sicurezza che non possono superare in termini volumetrici il 3% del volume autorizzato, soglie diversificate di quantitativi minimi per i differenti materiali ornamentali: i contenuti dei vari commi dell’articolo 13 sono un colpo al settore. Da un lato si inibisce la possibilità per i cavatori di ottenere le autorizzazioni, poiché le soglie storiche dei quantitativi minimi si attestano intorno al 21- 22% e i lavori di messa in sicurezza non possono contenersi in un numero, ma devono rispondere alle esigenze di tutela dei lavoratori. Dall’altro si generano condizioni di disparità a seconda dei materiali ornamentali coltivati, pur mantenendo una indistinta difficoltà di accesso alle autorizzazioni».
«A questo – continua Marchetti – va ad aggiungersi una stima di produzione dell’ornamentale che, per il ventennio 2019-2038, è fatta senza tener conto delle esigenze del mercato globale del marmo, ad esempio delle richieste dei mercati mediorientali, né delle potenzialità di produzione delle singole cave attestate dalle quantità storiche. Il Piano cave ignora totalmente il trend positivo del marmo ed è carente di una anche minima analisi del mercato mondiale dell’ornamentale. Le quantità del materiale da estrarre nel prossimo ventennio sono contingentate, solo per il marmo, in misura tale da non garantire nè sviluppo nè mantenimento dell’occupazione e della quota di mercato attuale. La scelta della Regione è inspiegabile, in quanto ci sono studi scientifici, commissionati all’Università di Siena, che classificano quella marmifera come una risorsa che non è affatto a rischio di esaurimento».
Insomma, secondo Forza Italia qui ci sono da rivedere i fondamentali: «Se una simile bozza andasse ad approvazione per come è adesso – rileva Marchetti – si metterebbero in ginocchio i cavatori e l’intero indotto. Non solo: si andrebbe a sottrarre la potestà pianificatoria degli enti locali, soprattutto quelli apuo-versiliesi, in favore di quella regionale. E noi su questo siamo pronti a dare battaglia».
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