«Tanti auspici, poca chiarezza e divergenze anche nella maggioranza. Insomma, la comunicazione di giunta su rifiuti ed economia circolare è un documento da neofiti, privo di risposte concrete per i toscani e in particolare per i grandi poli produttivi che da decenni attendono soluzioni. Basta filosofeggiare, si chiarisca la prospettiva»: è in sostanza questo il contenuto con cui il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti è intervenuto in aula in valutazione della comunicazione della giunta toscana su Nuova politica sui rifiuti e sull’economia circolare in Toscana. Tre i grandi nodi portati al pettine da Marchetti: «Obiettivi illusori sulla differenziata, rifiuto come risorsa concetto obsoleto in una realtà nazionale ed internazionale che lo ha abbondantemente praticato con successo, mancate risposte alle filiere di carta, tessile e cuoio».
«Se questa comunicazione mi arrivasse da una giunta in carica da poco tempo – ha esordito il Capogruppo di Forza Italia – lo guarderei con senso di prospettiva. Perché qui grandi cose non ci sono. Ora, io condivido il concetto di economia circolare e della raccolta differenziata spinta con fine ciclo non in discarica. Lo condivido. Ma trovo che ci si illuda, rispetto allo stato reale delle cose che vede una media regionale di raccolta differenziata al 53,88%, a ricollocare l’asticella all’obiettivo 80% al 2030. Lo definirei particolarmente ottimistico, ecco. Ci sono regioni che sulla differenziata portano a casa percentuali ben diverse dalle nostre, mentre la Toscana continua a ristagnare poco oltre il 50%. Avrei voluto vedere iniziative più incisive da chi governa ormai da anni per non dire decenni».
Secondo Marchetti si è indietro proprio sotto il profilo concettuale: «Qui si porta oggi come approccio innovativo e quasi epocale quello del rifiuto come risorsa, qui si dice ‘giacimento’. Ma badate che questo è un qualcosa che altre regioni e nazioni hanno scoperto e praticato da qualche decina d’anni. E’ un dato acquisito, altrove».
Terzo punto, gli scarti industriali: «Ascoltavo da parte del Pd posizioni ferme sull’impianto Kme di Fornaci di Barga, ieri poi però anche leggevo sui quotidiani lo sfogo di un grande imprenditore del cartario lucchese che, lamentando l’incertezza normativa, si accinge a spostare all’estero gli investimenti. Cartario, tessile, filiera del cuoio: questi sono grandi realtà produttive dove poi andate a tagliare i nastri per salutare con favore produzione ed occupazione. Questi settori aspettano risposte, non tavoli di filiera. La risposta può anche essere ‘gli impianti ve li pagate’, purché ce ne sia una. Altrimenti, mentre voi fate i tavoli ci saranno imprenditori che andranno a produrre e a dare occupazione altrove perché qui la Toscana non è in linea coi tempi e non è in grado di dare risposte a interi comparti produttivi. Siamo all’anno zero».
C’è poi la questione dell’impianto ENI che, all’interno della raffineria a Stagno, a Livorno, dovrebbe occuparsi della trasformazione del rifiuto in carburante non fossile: «Anche su questo io non mi sento di pronunciarmi con contrarietà, ma vorrei capire di più. Gassificatore? Bioraffineria? Cosa sarà? E a cosa e chi servirà, anche? All’Ato Costa o oltre? Ancora una volta, c’è da capire verso che governance si vuole andare. Io ad esempio non sono contrario all’Ato unico ma insomma: sono aspetti su cui vorrei capire meglio le intenzioni. Per farlo credo che la maggioranza, tra Consiglio e Giunta, abbia bisogno di chiarirsi le idee al proprio interno, altrimenti temo non se ne esca».
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