«Taglio di 25 punti di emergenza territoriale con medici in ambulanza e, complessivamente, una massiccia demedicalizzazione del sistema di emergenza-urgenza»: è quanto – secondo un’interrogazione del Vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale della Toscana Stefano Mugnai (capogruppo Fi) – la Regione si starebbe preparando a deliberare. Mugnai, nel suo atto, attribuisce la notizia a «segnalazioni ricevute al mio ufficio» secondo le quali «la Giunta avrebbe in procinto di emanare una nuova delibera sulla riorganizzazione dell’Emergenza Sanitaria Territoriale nella Regione Toscana».
Nel dettaglio, si legge nell’interrogazione che prevede risposta in forma scritta, «a fronte dei tagli, purtroppo sistematici, sul sistema sanitario regionale, si paventa anche per l’emergenza urgenza territoriale una massiccia demedicalizzazione del territorio con creazione di “punti di emergenza territoriale” dotati di Ambulanze BLSD dislocati sul territorio in misura di 1 ogni 1000 abitanti (parametro tra l’altro non contemplato dal DM 70/2015 o legge Balduzzi)».
«Il taglio – si specifica – dovrebbe riguardare, a livello regionale, circa 25 PET con medico a bordo a favore di mezzi con soli volontari a bordo, e altri mezzi medicalizzati saranno invece sostituiti con mezzi infermierizzati».
«Se la riorganizzazione riguardasse anche territori vasti ma scarsamente abitati o montani – riflette l’esponente di Forza Italia – vi sarebbe un problema nel garantire l’assistenza in emergenza. La legge Balduzzi contempla invece parametri correttivi per le zone disagiate, appunto per garantire l’adeguata funzionalità dei percorsi clinico-assistenziali (in certi casi di fondamentale importanza per salvare vite umane come nei casi di infarto o ischemie cerebrali)».
Mugnai formalizza così alla giunta toscana i propri quesiti, chiedendo di sapere «se quanto descritto in narrativa corrisponda a verità», «quale sia il reale piano di riorganizzazione dell’Emergenza Sanitaria Territoriale», «quanti punti di emergenza sarebbero tagliati, quanti medici sostituiti, quanti volontari e quante associazioni sarebbero interessate dalla paventata riorganizzazione» e «la quantificazione dei risparmi per il SSR (sistema sanitario regionale, ndr) per una siffatta riorganizzazione».
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