“Le audizioni dei sindacati, svoltesi ieri nelle commissioni Attività Produttive e Lavoro della Camera sulla situazione dell’ex ILVA, confermano la colpevole inerzia del governo su una vicenda che rischia di provocare risvolti drammatici. Le questioni ad oggi irrisolte delle esimenti penali e dello spegnimento dell’altoforno 2, se non avranno risposte adeguate entro poche settimane, saranno argomento utile per Arcelor Mittal a rinunciare al rilancio del polo siderurgico tarantino, il più grande d’Europa. Sono in gioco non solo 20000 posti di lavoro, ma le prospettive di sviluppo e crescita della più importante realtà produttiva del Sud, con intuibili risvolti per tutta l’industria nazionale. Il vicepremier Di Maio, per inciso anche ministro del lavoro e dello sviluppo, che ne pensa? È consapevole del disastro che si sta consumando? Se sì, batta un colpo e dimostri di essere degno dei molteplici ruoli istituzionali che ricopre. Se invece continuerà a non intervenire sulle questioni aperte del dossier Ilva, come fatto fino ad oggi, i lavoratori ex Pernigotti farebbero bene a preoccuparsi visto che il successo del piano di reindustrializzazione, tanto decantato in queste ore, passa tutto dalle mani proprio dello stesso Di Maio e del Mise. Spetta al ministro del Lavoro l’onere di verificarne la sostenibilità e l’attuazione nei prossimi mesi a tutela dei livelli occupazionali. Se il buongiorno si vede con Ilva… non dormirei sonni tranquilli a Novi Ligure e dintorni”. Ad affermarlo in una nota il deputato di Forza Italia Paolo Zangrillo, capogruppo in Commissione Lavoro e coordinatore regionale degli azzurri in Piemonte.
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