“Il divieto alle aperture domenicali rischia di tramutarsi nell’armageddon finale per l’occupazione in quel settore. Dobbiamo scongiurarlo a tutti i costi”. Ad affermarlo il deputato Paolo Zangrillo, capogruppo di Forza Italia in Commissione Lavoro.
Spiega l’esponente di Forza Italia: “Il problema di Di Maio e del Movimento Cinque Stelle, come sempre, è lo svolgimento dei temi, non il titolo. Che esista un oggettivo problema legato alle aperture nei giorni festivi è un dato evidente. Esistono tante imprese che lo praticano garantendo il diritto di turnazione e il pagamento degli straordinari; vi sono poi i soliti furbetti che invece sfruttano i lavoratori sottopagandoli e obbligandoli a turni massacranti. Il problema è colpire quelli che sbagliano, non tutto un settore. I consumi continuano a scendere, in particolare quello dei beni non alimentari, tranne quello delle vendite su internet che é costantemente in aumento. Non bisogna fare gli struzzi, un provvedimento di divieto alle aperture domenicali porterà più disoccupazione e sposterà l’acquisto di beni ancora di più sul web senza quindi aumentare significativamente le entrate per i piccoli negozi”.
Conclude Zangrillo: “Lancio un appello al Governo affinché stoppi questa decisione. Apra a controlli serrati sulla contrattazione collettiva, tutelando i diritti dei lavoratori che lavorano nei giorni festivi. Muova gli ispettori del lavoro se necessario. Lavori anche sul salario minimo. Se non è convinto convochi un referendum per comprendere se i lavoratori vogliono veramente questo divieto o solo salari più equi e una migliore turnazione. Eviti però il solito approccio per il quale tutte le imprese sono guidate da delinquenti. Il combinato disposto tra il Decreto Dignità e le chiusure domenicali rischia di gettare in mezzo ad una strada migliaia di lavoratori, peraltro in un momento in cui la crescita dell’economia del Paese rallenta. E’ necessario lasciare da parte l’ideologia e i sondaggi social e per una volta pensare ad una scelta di buon senso per gli italiani”.
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