Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, la nascita di questo Governo rappresenta il punto di arrivo di una delle crisi politiche più lunghe, più complesse e surreali della storia della Repubblica; una crisi che non ci ha risparmiato nulla, tatticismi esasperati, mezze verità, una sequela di veti e di invettive, a partire dall’inspiegabile negazione, in capo al centrodestra, come ha sottolineato la collega Meloni, del diritto-dovere a governare.
Abbiamo visto nascere e morire, nel giro di poche ore, formule politiche astruse e mentre lei, signor Presidente del Consiglio, in quest’Aula, ha ritenuto di rendere omaggio al Presidente della Repubblica, chi siede alla sua destra è riuscito, nella stessa giornata, a tessere le lodi del Presidente Mattarella e a chiedere la messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica. Abbiamo corso il rischio di rimandare il Paese alle elezioni sotto l’ombrellone, per chi se lo può ancora permettere, con l’ennesimo Governo tecnico e persino la festa del 2 giugno, la festa della Repubblica ha rischiato di diventare la guerra di tutti contro tutti.
In questo contesto, me lo lasci dire, Forza Italia ha dimostrato la sua cifra di affidabilità e di rispetto per gli italiani. Il presidente Berlusconi ha dimostrato lealtà verso i cittadini, ma anche verso il centrodestra e gli alleati, chiedendo subito l’incarico per Matteo Salvini, dicendo un “no” secco all’ennesimo Governo tecnico, di cui non si sentiva certamente la mancanza, e facendo un passo indietro rispetto al tentativo di dare un governo al Paese. Ma, quello che lei oggi presenta, signor Presidente, non è il Governo scelto dagli italiani, non è, secondo noi, il Governo di cui l’Italia ha bisogno e lei, signor Presidente, esattamente come Monti, come Letta e Renzi, non è stato votato dagli italiani.
Il vostro rappresenta un compromesso, noi usiamo questo termine, voi usereste il termine “inciucio”, fra due programmi e due visioni profondamente diversi e, quindi, Forza Italia non può che schierarsi convintamente all’opposizione. La nostra non sarà un’opposizione ideologica e preconcetta, non si preoccupi, Presidente Conte, nessuno di noi occuperà i banchi del Governo come abbiamo visto fare vergognosamente da esponenti dei 5 Stelle e non useremo i social network per insultare il Presidente del Consiglio e il suo operato, perché non viviamo nel mondo delle fake news, preferiamo il Paese reale.
Se farete qualcosa di buono per il Paese, lo riconosceremo, come abbiamo sempre fatto per tutti i Governi, ma il nostro giudizio, a valle della lettura del contratto e, mi spiace dirlo, anche delle parole da lei utilizzate in quest’Aula, è profondamente severo.
Siamo molto preoccupati, signor Presidente del Consiglio, abbiamo ascoltato un discorso pieno di demagogia, di luoghi comuni, intriso di pauperismo e di un profondo giustizialismo. È pur vero che lei si è presentato come avvocato dei cittadini, ma non vorremmo che, con il suo Governo, gli italiani improvvisamente diventassero presunti colpevoli. E, francamente, vogliamo immaginare che sia stato un lapsus legato all’emozione, ma lei non ha parlato di presunzione di innocenza, lei ha parlato di presunzione di colpevolezza, immagino che sia un errore, le credo, ma dal suo discorso traspare una foga manettara, più pene, più carceri; uno stravagante e intimidatorio richiamo alla prescrizione, ribaltandone la funzione costituzionale di garanzia. E vogliamo anche rassicurarla su un fatto: esiste, in questo Paese, la distinzione tra il giustizialismo e il garantismo, è una scelta di campo che noi abbiamo fatto nel 1994, che non abbiamo applicato a corrente alternata, che abbiamo applicato sia nei confronti dei nostri alleati, come, anche e soprattutto, nei confronti degli avversari politici. Non abbiamo mai usato l’avviso di garanzia come una clava contro chi governava.
E, poi, quello che più ci spiace è che nel suo discorso non c’è un refolo dello spirito liberale, nemmeno una parola su un fatto che dovrebbe essere molto chiaro a lei e a tutti i suoi colleghi: prima di redistribuire la ricchezza, qualcuno la deve produrre. E il Governo ha il dovere di crearne le condizioni.
Lei, peraltro, Presidente, è il primo Presidente del Consiglio che si presenta in quest’Aula come garante di un contratto scritto da altri. Ecco, le ricordiamo che la Costituzione le assegna poteri ben maggiori, lei è il responsabile della guida del Governo, ecco perché anche noi guardiamo a lei come il referente di questo Governo e del Paese, in questa difficile stagione.
E per questa ragione ci saremmo aspettati parole di chiarezza in materia di politiche industriali, di infrastrutture, di Mezzogiorno, avremmo voluto sentire una parola sull’Ilva. Abbiamo sentito promesse costose, senza attenzione alle coperture; questo ci desta un sospetto, una preoccupazione; non vorremmo che la vostra, più che la strada del cambiamento, fosse la strada del dissesto dei conti pubblici e che nascondesse magari una bella patrimoniale per gli italiani, per pagare i vostri bonus. E, allora, pensiamo anche che questa superficialità nel guardare alle coperture ci esponga a rischi in Europa, dove, guardi, noi non accettiamo lezioni su come si deve stare in Europa con la schiena dritta, perché il nostro governo, l’ultimo Governo votato dagli italiani è andato a casa per non accettare il commissariamento economico, ma, prima di andare a casa, abbiamo fatto scelte importanti, abbiamo nominato un italiano, un italiano di valore come Mario Draghi alla guida della BCE e grazie a Mario Draghi c’è stata una politica monetaria che ha dato ossigeno alle imprese italiane. E allora diamo un consiglio: in Europa si sta, certo, difendendosi dagli attacchi anti italiani di qualche giornalista sprovveduto, ma si sta, soprattutto, con i conti in ordine e non picchiando i pugni sul tavolo, ma applicando quello che è stato lo spirito di Pratica di Mare. Il Presidente Berlusconi, attraverso la capacità della stretta di mano, della costruzione di ponti, della capacità di convincimento ha reso il giusto spazio, ha dato la giusta riconoscenza e credibilità internazionale al nostro Paese. E, allora, io le dico che, oggi, come allora, noi stiamo in questo Parlamento dalla parte dell’Italia che lavora e produce e le dico con chiarezza che questa Italia produttiva non vuol sentir parlare di sussidi di Stato, non vuol sentir parlare di ambientalismo di maniera, non vuol sentir parlare di giustizialismo, di decrescita felice e, nemmeno, dell’uscita dall’euro.
Questa Italia attendeva da lei parole chiare in materia di politiche industriali, anche con riferimento, come ho detto prima, all’Ilva di Taranto. Vede, c’è qualcuno nel MoVimento 5 Stelle che teorizza la progressiva chiusura dell’Ilva. Ecco, a queste persone noi diciamo che, se l’Ilva chiude, mancheranno le risorse per procedere alle bonifiche ambientali e ci saranno migliaia di lavoratori che voi lascerete sulla strada, facendo scappare gli imprenditori, perché quando ci sono imprenditori stranieri che mettono sul tavolo 4 miliardi di investimenti, la risposta non è la chiusura progressiva dello stabilimento per impedire all’Italia di produrre acciaio.
Vede, è anche con riferimento alle infrastrutture e al Mezzogiorno
il collega Occhiuto è stato chiarissimo. La discussione sul Mezzogiorno non la chiudete certamente in maniera così sbrigativa, nominando un Ministro che pensa che il PIL cresca se fa caldo a mezzogiorno, non pensiamo che funzioni così.
Ci sentiamo più sicuri in materia di sicurezza e di immigrazione, vista la presenza di Salvini, e siamo convinti che sia finita la stagione della sinistra della richiesta di flessibilità in Europa in cambio di un’accoglienza illimitata; però a Matteo Salvini e mi sarebbe piaciuto dire in sua presenza in quest’Aula che, se è stato un abile leader della Lega, non è riuscito, purtroppo, ad essere, come è stato il Presidente Berlusconi, anche il leader unificante del centrodestra. Sta al Ministro Salvini cercare di ricomporre questa frattura. Signor Presidente del Consiglio e rappresentanti del Governo, vi do una notizia: la campagna elettorale è finita, il tempo della propaganda, degli slogan, delle dirette su Facebook, degli insulti al palazzo o alla casta, come la chiamate voi, è finito. Ora il palazzo siete voi, tocca a voi dimostrare di avere la capacità di governare questo Paese: vi facciamo sentiti auguri, nell’interesse dell’Italia! Noi come opposizione non faremo sconti, ma saremo sempre in prima linea nel difendere gli interessi del nostro Paese. Per tutte queste ragioni voteremo contro la fiducia
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