CAMPOBASSO – Silvio Berlusconi è in Molise per una ‘due giorni’ di campagna elettorale per le regionali. Ma l’eco delle consultazioni per il governo nazionale è, naturalmente, molto forte. E nell’intervista rilasciata a Primo Piano Silvio Berlusconi ribadisce quel che ha detto nel fuoriprogramma all’uscita dall’incontro con Mattarella ieri: Luigi Di Maio non conosce l’Abc della democrazia. Il leader di Forza Italia arriva a Termoli alle 11.30: una passeggiata in città, il pranzo con gli imprenditori e i candidati. Nel pomeriggio, a San Giuliano di Puglia. Domani, a Isernia.
Presidente Berlusconi, torna in Molise e torna a San Giuliano di Puglia. Quale sentimento prevale oggi, a distanza di quasi 16 anni dal sisma e a poche ore dalla sua visita in quel luogo simbolo per tutto il Paese?
«Prevale il ricordo del profondo dolore di quel giorno: una tragedia per le piccole vittime e per i loro familiari. Anche oggi mi commuove profondamente l’idea di recarmi in un luogo nel quale sono morte tante persone, tanti bambini».
Lei era capo del governo nel 2002, quando questa Regione fu sconvolta dal terremoto. Poi venne a inaugurare a San Giuliano la scuola che è la più sicura d’Italia. Quello sperimentato allora è un modello di gestione delle emergenze?
«Posso dire che i fondi che il mio governo stanziò immediatamente, e l’ottima organizzazione della protezione civile gestita dal nostro Guido Bertolaso, consentirono interventi immediati ed efficaci. Questo non cancellò la tragedia, ma consentì di soccorrere le vittime nel modo migliore. Oggi apprendo che questa comunità, già duramente provata, rischia di subire un nuovo trauma di tipo diverso: la destinazione del centro di accoglienza ad ospitare immigrati. Credo che sia un grave errore, che rischia di sconvolgere i fragili equilibri di questa collettività: se si trasferiscono 250 stranieri in un comune in cui sono rimasti poco più di 1000 abitanti, si crea una situazione insostenibile anche dal punto di vista della sicurezza. Questo naturalmente al di là del fatto che l’intera politica nazionale sull’immigrazione è da cambiare radicalmente, dando il via ai rimpatri di chi non ha titolo per stare in Italia ».
Si ferma qui due giorni per la campagna elettorale. Il centrodestra punta a vincere e tornare al governo della Regione. Immagino lei sia convinto che sarà così. Quindi, la domanda è: perché vincerà il centrodestra e non M5S, secondo Silvio Berlusconi?
«Perché il Molise ha bisogno di essere guidato da chi ha esperienza, competenza, autorevolezza. È una piccola Regione, che è stata ingiustamente trascurata negli ultimi anni dalla politica nazionale. Per tornare a far sentire la sua voce deve essere guidata da figure di alto profilo. Il voto di protesta, come quello che è stato dato ai Cinque Stelle, serve ad esprimere una rabbia giustificata per quello che il Molise ha subito negli ultimi anni da parte dei governi nazionali e regionali di sinistra. Ma la rabbia da sola non basta e l’inesperienza può essere molto pericolosa, specie nelle materie delicatissime come la sanità che riguardano la vita di ogni giorno di tutti i cittadini».
L’emergenza più grande in questa terra è il lavoro. Prima che un politico lei è un imprenditore: cosa serve per tornare a creare occupazione?
«Il lavoro è la più grande emergenza non solo del Molise, ma del nostro Paese. Un’emergenza che riguarda soprattutto i giovani: un’intera generazione che rischia di non avere una prospettiva, un futuro. Questo non lo possiamo assolutamente consentire. Nell’immediato, la nostra proposta, che sarà una delle condizioni irrinunciabili per la nostra partecipazione ad un governo, è quella di togliere ogni tassa ed ogni contributo per i primi sei anni sui nuovi contratti di lavoro per i giovani disoccupati. Questo naturalmente a condizione che si tratti di assunzioni stabili, a tempo indeterminato. Così le aziende avranno una straordinaria convenienza ad assumere giovani. In prospettiva il problema si risolve solo con la crescita dell’economia, sopra il 2% l’anno, e la crescita si ottiene soltanto tagliando fortemente le tasse a famiglie e imprese, garantendo infrastrutture degne, che soprattutto nel centrosud sono molto carenti, semplificando e abbattendo i vincoli burocratici. Insomma creando un clima nel quale le aziende ritrovino la fiducia necessaria per investire sul futuro. La Regione – oltre al governo nazionale – può fare molto in questa direzione».
Alle politiche Forza Italia in Molise è stato il partito più votato del centrodestra: il 16,10% alla Camera ‘contro’ l’8,67 della Lega. Le urne hanno promosso la giovane coordinatrice Annaelsa Tartaglione. Lei, presidente, che voto le dà?
«Le darei un ottimo voto, perché Annaelsa è uno degli esempi del rinnovamento profondo di Forza Italia. Abbiamo scelto di affidarci in Molise ad una giovane donna molto preparata: non un semplice “volto nuovo”, ma una persona che unisce all’entusiasmo e all’energia dell’età la competenza e l’esperienza maturate in anni di appassionato impegno politico, fin dal nostro movimento giovanile, sul territorio, fra la gente. Insomma, un volto nuovo, ma tutt’altro che improvvisato, che sta gestendo in modo eccellente, con intelligenza ed equilibrio, Forza Italia in una Regione con problemi complessi. Forza Italia ha dimostrato, con le scelte fatte in Molise come a livello nazionale, di credere molto nei giovani e nelle donne, l’ha dimostrato con i fatti e non con gli slogan. Per la prima volta nella storia d’Italia tutti i vertici parlamentari espressi da una forza politica, il presidente del Senato, il vice presidente della Camera, i capigruppo nei due rami del Parlamento, sono “al femminile”. Le donne brave e capaci da noi non trovano ostacoli, anzi vengono valorizzate. Annaelsa ne è un esempio ».
L’eurodeputato Aldo Patriciello cinque anni fa per le regionali fece una scelta diversa, ritenendo l’impostazione di quel centrodestra poi bocciata dalle urne sbagliata per le esigenze del Molise. Stavolta è in campo senza riserve per la coalizione.
«Questo dimostra la bontà delle scelte che abbiamo fatto, e il buon lavoro svolto dal nostro coordinatore regionale. Forza Italia è unita intorno ad un bravissimo candidato che sarà un ottimo presidente della Regione».
Il 22 aprile vi presentate con un’alleanza ampia e un candidato presidente, Donato Toma, che non è un politico di professione ma un professionista prestato alla politica. Una scelta che la vede d’accordo? E perché?
«D’accordissimo, ed anzi voglio ancora ringraziare il dottor Toma per aver messo a disposizione della collettività la sua esperienza, la sua competenza, i suoi rapporti, economici e sociali che ne hanno fatto uno dei professionisti più stimati della Regione. È nella nostra vocazione, nella nostra tradizione coinvolgere nell’impegno politico figure di primo piano della società civile, dell’impresa, del lavoro, delle professioni, della cultura, del volontariato: persone che abbiano dimostrato fuori dalla politica di saper realizzare risultati concreti. Donato è un ottimo esempio di queste caratteristiche».
Due giorni fa da Isernia Di Maio ha mandato a dire a Salvini: o scegli il Cav o scegli di cambiare il Paese, è tempo che Berlusconi lasci spazio alle nuove generazioni.
«Non sta certo al signor Di Maio dire a Berlusconi quel che deve fare: è un compito che spetta agli elettori. Io ho il dovere di rappresentare i cinque milioni di cittadini che mi hanno confermato la loro fiducia, che credono nella nostra esperienza, nei nostri valori e nei nostri programmi. Forza Italia va avanti unita e compatta intorno al suo leader, come è unito il centrodestra su un progetto politico e un programma con il quale ci siamo impegnati davanti agli elettori. Se Di Maio si illude di rompere un rapporto di lealtà reciproca e di condivisione di valori che va avanti da vent’anni, nel centrodestra, non solo si fa delle illusioni, ma pecca di arroganza e di inesperienza. E dimostra di non conoscere nemmeno l’Abc della democrazia».
L’Italia ha bisogno di un governo. Gli scenari internazionali, i venti di guerra lo impongono.
«Non c’è dubbio. La crisi siriana vede il nostro Paese particolarmente esposto, ma un governo italiano autorevole potrebbe svolgere una funzione importante proprio in questa fase. Ricordo che fu il mio governo, nel 2002, a far sedere intorno allo stesso tavolo Russia, Stati Uniti ed Europa per firmare l’accordo di Pratica di Mare, che – coinvolgendo la Russia nei vertici Nato – poneva fine concretamente anche simbolicamente alla guerra fredda e creava le basi per un nuovo assetto mondiale nel quale Russia e Occidente diventavano partner e non più avversari. Purtroppo lo “spirito di Pratica di Mare” si è perso negli anni – e l’Occidente ha gravi responsabilità in questo – fino ad arrivare alla drammatica situazione di oggi. Io credo che ogni governo responsabile dovrebbe lavorare per evitare sviluppi assai pericolosi per il mondo intero e il Mediterraneo in particolare».
Ha chiesto di essere riabilitato, l’udienza si terrà entro luglio. Vuole ricandidarsi, presidente? E quando pensa alla sua eredità politica in Forza Italia e nel centrodestra immagina di avere un successore?
«La mia esclusione dalla politica è il risultato di una condanna politica infondata e assurda e della conseguente applicazione retroattiva di una legge che va contro tutti i principi del diritto. Il fatto che nelle recenti elezioni io non fossi candidabile ha ovviamente penalizzato moltissimo Forza Italia, imponendole di correre senza il suo leader in campo. Questa è un’anomalia che dovrà essere assolutamente sanata. In ogni caso, io sarò in campo, alla guida di Forza Italia, fino a quando gli elettori me lo chiederanno e sentirò di avere un dovere verso il mio Paese. Quanto al successore, non ne ho uno solo, ne ho tanti: Forza Italia è fatta di donne e uomini di grande qualità, molti dei quali un giorno potrebbero esserne il leader: quando verrà il momento, emergerà naturalmente il migliore. In politica i leader non si creano a tavolino, i delfini esistevano solo nel regno di Francia. Ma questi discorsi appartengono al futuro, oggi pensiamo a vincere in Molise, per dare un buon governo al Molise e all’Italia, che lo meritano e ne hanno bisogno. Le cose da fare sono tante, non si può continuare ad aspettare».
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