«L’allarme per una penuria di prospettiva di medici di famiglia in Versilia è reale e fondato: a livello regionale toscano, secondo i dati messi a disposizione dalla Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), da qui al 2022 è previsto che siano 1.085 i medici di famiglia toscani che andranno in pensione, con una quota che in proiezione decennale, ovvero fino al 2028, sale a 2.069 esodi. La gobba pensionistica, ovvero il picco critico, è atteso proprio per il 2022, quando ad appendere il camice al chiodo in Toscana saranno 271 medici di base. La Versilia e l’intera provincia di Lucca non sfuggiranno a questo scenario e bisogna che la Asl Nord Ovest sia pronta e si dimostri all’altezza di reggere al contraccolpo reso più aspro dalla spinta generata attraverso ‘quota 100’, che si prepara a svuotare gli ambulatori con un’incidenza e una rapidità mai sperimentate»: a snocciolare i dati è il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti, per nulla rassicurato dagli annunci con cui l’azienda sanitaria asserisce di poter fronteggiare l’esodo pensionistico previsto in Versilia per i medici di base già carenti di 8 unità.
«Sentire che ‘è stata avanzata richiesta alla Regione’ – incalza Marchetti – e che semmai la richiesta verrà replicata non è un’azione particolarmente ficcante, mi pare, da parte della Asl Nord-Ovest. E’ vero che non tutti i medici di famiglia attualmente attivi sul territorio hanno raggiunto il tetto massimo degli assistiti, ma è altrettanto vero che già al nastro di partenza ci sono 8 medici in meno. Le posizioni vanno coperte con nuovi professionisti, prima di saturare forzosamente i carichi di lavoro per i medici in servizio. Quantità e qualità devono andare a braccetto. Garantire la copertura non è un principio sufficiente», considera il Capogruppo regionale degli azzurri.
«Se in Versilia come altrove si va verso il ‘tilt’ nell’assistenza sanitaria di base – è l’analisi di Marchetti – è anche perché la Regione negli anni ha impoverito il sistema sanitario a un punto tale da non rendere più attrattivo lavorarci. Chi può esce dal sistema pubblico toscano e le nostre professionalità eccellenti varcano con piacere i confini regionali per lavorare dove non li si limita nella capacità e titolarità prescrittiva, ad esempio, o dove non si pretende di di inibire la loro possibilità di esercitare la libera professione nonché di sovraccaricarli con l’aumento della mole di lavoro mentre diminuisce la forza operativa, e quindi di cura, come la Asl ipotizza di fare per i medici di famiglia in Versilia».
«Chiedere rinforzi a quella stessa Regione che ha via via sfogliato la sanità toscana come un carciofo, impoverendola, quando per controllare il consenso elettorale quando per ottenere risparmi contabili sacrificando la mission di assistenza e cura del sistema e chi le dà gambe, ovvero i professionisti della salute, per privilegiare logiche di apparato – prosegue Marchetti – non solo non ci rassicura ma ci pare un’autentica presa in giro, o quanto meno una contraddizione in termini».
Adesso all’orizzonte si profila una sorta di resa dei conti della storia: «Il combinato tra le politiche di sinistra e soprattutto di Rossi sul settore – spiega Marchetti – il blocco del turnover, i pensionamenti in vista e l’indice di invecchiamento della popolazione che in Toscana aumenta più che altrove portando con sé un innalzamento del bisogno di salute rischiano di portare il sistema al tilt. La situazione è da codice rosso. L’unica soluzione è invertire la rotta. Per farlo, e tagliare il cordone che lega la sinistra alla sanità mandando a casa al più presto Rossi, Saccardi e le sinistre».
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