«Venerdì scorso la giunta regionale ha emesso due decreti di diffida nei confronti di Gaia Spa a causa dei ripetuti sforamenti nei limiti degli inquinanti rilevati presso i due depuratori di acque reflue di Barga Castelvecchio Pascoli e Rio Fontanamaggio. Gaia adesso ha 30 giorni per attuare misure correttive, abbattere i livelli di inquinanti e comunicare con relazione tecnica interventi e risultati, altrimenti incorrerà in “ulteriori provvedimenti”. Ma i dati su cui si basano i decreti sono del 2018, noti ufficialmente come minimo dal marzo scorso quando Arpat li ha relazionati alla Regione. E ora si continua a sversare fuori dai parametri, con una condotta che lascia prodursi quanto meno il rischio di danno ambientale»: a dare la notizia è il Capogruppo di Forza Italia Consiglio regionale Maurizio Marchetti che, sfogliando con la solita pazienza i decreti dirigenziali della Regione Toscana, si è imbattuto nel numero 11730 (Gaia SpA. Impianto di depurazione di acque reflue urbane denominato CASTELVECCHIO PASCOLI ubicato in Via Rubiano, nel comune di Barga (LU). Provvedimento di diffida ai sensi dell’art. 130, comma 1, lettera a) del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.) e 11731 (Gaia SpA. Impianto di depurazione di acque reflue urbane denominato RIO FONTANAMAGGIO ubicato nel comune di Barga (LU). Provvedimento di diffida ai sensi dell’art. 130, comma 1, lettera a) del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.) entrambi del 12 luglio scorso ma fondati su irregolarità e non conformità rilevate nel corso del 2018 e relazionate da Arpat alla Regione a marzo 2019.
Marchetti è costernato: «Sono tempi di reazione inaccettabili – osserva – perché per un anno, ma anche volendo dire sei mesi, ma anche quattro; insomma per tanto tanto tempo si è continuato a lasciare che due depuratori sversassero fuori tabella. Ora si concede un altro mese nel quale chissà cosa si va ad immettere nell’ambiente. Mi pare una condotta fuori dal novero di ogni plausibilità, e su questo ho presentato un’interrogazione per avere spiegazioni dalla Regione. Tra un così pesante rilevamento di inquinanti e la diffida sono intercorsi tempi troppo dilatati. A Barga per un anno intero almeno i depuratori non hanno depurato a dovere, questo è il fatto. E poi ancora una volta devo stigmatizzare la conduzione dei processi di depurazione delle acque reflue, per la quale i cittadini pagano in bolletta e hanno diritto a potersi fidare».
L’interrogazione con cui il Capogruppo di Forza Italia chiede alla giunta toscana risposte in forma scritta non scende nel merito scientifico, ma resta al metodo. Non così Marchetti, però, che di suo si è messo a studiare: «Mi sono avventurato – spiega – tra codifiche e acronimi. I rilievi mossi riguardano campionamenti effettuati sia da Arpat che in autocontrollo dal gestore per lo più nel 2018. Le relazioni dell’Agenzia sono arrivate alla Regione il 27 marzo 2019, e solo ora c’è la reazione. Eppure le irregolarità sono molte. I batteri fecali, Escherichia coli, in entrambi i casi superano i limiti di legge. Per il Castelvecchio Pascoli sono accompagnati dall’azoto ammoniacale oltre il tetto massimo». Ancora: «L’inquinamento organico delle acque non è abbattuto secondo prescrizioni. Questo è misurato per via indiretta secondo due parametri: uno è il Chemical Oxygen Demand (COD) che risulta non raggiungere il 75% del degradamento degli inquinanti per molti mesi nel 2018; l’altro è il BOD 5 (Biochemical Oxygen Demand con prova su 5 giorni) che ripetutamente non arriva al 70%. Infine, i solidi sospesi totali (SST) che se nel caso del Rio Fontanamaggio almeno un mese, agosto 2018, raggiunge il 90%, invece al Castelvecchio Pascoli non arriva a quota di legge nemmeno una volta. Nemmeno una».
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