Lucca perde acqua: «Nel territorio provinciale lucchese si verifica una dispersione idrica del 38,74% per cento, con maglia nera al comune di Barga che perde per la via ben il 57% dell’acqua emunta e podio del meno peggiore al comune di Borgo a Mozzano con il 15,77% di patrimonio idrico perduto dall’immissione ai rubinetti. Dinanzi a questi dati i gestori investono in varia misura, e se l’Autorità idrica toscana (Ait) promuove Acque Spa, non fa certo altrettanto per Gaia e Geal, gestore del servizio nel solo comune di Lucca». I dati li espone il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti che su questo ha condotto in proprio uno studio che elabora – aggregandoli per aree e per gestore per poi acquisire le valutazioni Ait sugli investimenti programmati sulle reti – i dati Istat dell’ultimo censimento acque per uso potabile, quello diffuso a fine dicembre 2017 su rilevazioni condotte nel 2015.
«Sono gli ultimi dati ufficiali disponibili – spiega Marchetti – e sono dati nazionali. Noi però abbiamo scorporato quelli della Toscana, comune per comune, e poi li abbiamo riaggregati in data set provinciali e per gestore. Da qui alle pianificazioni degli investimenti che condurranno in molti casi alla scadenza dell’affidamento, abbiamo incrociato con i piani di gestione e le valutazioni espresse dall’Autorità idrica. Perché mi sono messo a far di conto in questa maniera? Ma perché appunto l’affidamento del servizio idrico integrato corre verso le scadenze ed è doveroso aprire un ragionamento efficace sulla materia».
Fin qui metodo e motivo, e il risultato generale è quello di cui sopra. Poi c’è il dettaglio che per l’area lucchese vede una realtà frastagliata, spesso non peggiore rispetto al trend regionale che sposta l’asticella della dispersione al 43,43% dell’acqua tra emungimento ed effettiva erogazione. «Ciò non conforta – sottolinea Marchetti, perché disperdere oltre un terzo del patrimonio idrico non fa onore per davvero». Nell’area provinciale Lucca, il capoluogo, fa un po’ storia a sé. La sua rete idrica lascia scivolare via il 33,3% dell’acqua attinta ed è gestita da Geal spa, i cui investimenti di manutenzione straordinaria ricevo da Ait valutazione di insufficienza rispetto «ai livelli medi previsti di spesa annua ottimali». Ad Acque Spa si affidano gli enti locali della Piana, dove la dispersione maggiore ce l’ha la rete di dimensioni più ridotte, ovvero quella di Villa Basilica con una percentuale di acqua perduta del 44,27% (gli altri sono Altopascio col 35,37%, Capannori 34,14%, Montecarlo 20,39%, Porcari 43,49%). Acque Spa però, secondo le valutazioni Ait, investe in maniera «importante che potrà garantire un livello manutentivo e di sostituzione degli assets soddisfacente e superiore alle medie toscane». Mediavalle, Garfagnana e Versilia fanno invece capo a Gaia Spa, la cui rete idrica complessivamente si lascia sfuggire il 46,84% dell’acqua che la percorre e per di più con «investimenti di manutenzione straordinaria di rinnovo e sostituzioni reti e impianti inferiori ai livelli medi previsti di spesa annua», bacchetta Ait nella sua valutazione.
Lo stato della distribuzione insomma fa acqua, è il caso di dirlo. Che fare? «A sinistra – riflette il Capogruppo di Forza Italia – sento parlare di ripubblicizzazione. Anche io mi colloco su questa posizione, non foss’altro che nel rispetto dell’esito del referendum con cui i cittadini hanno espresso questo tipo di volontà. Ma acqua pubblica può voler dire tante cose. Il modello di holding regionale prospettato dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi non ci convince: un nuovo carrozzone poco funzionale e che magari diventi parcheggio per qualche politicante dismesso noi non lo vogliamo. L’acqua è un bene delicato, una risorsa non infinita, e le reti hanno bisogno di interventi d’urto veloci per contrastare livelli di dispersione tanto elevati. Bisogna soppesare tutti i modelli di gestione che le normative mettono a disposizione per individuare tutti insieme quello migliore per la Toscana. Io ad esempio ho studiato un po’ il tipo di gestione che a Parigi si è rivelato efficace in termini di abbattimento tariffario e investimenti sulle reti. A livello comparativo, è un sistema che per le nostre normative potrebbe dirsi affine a quello dell’Agenzia speciale prevista dall’articolo 114 del Testo unico degli enti locali. Non sposo una tesi: fornisco uno spunto. Su materie come queste nessuno deve innamorarsi ideologicamente delle vie facili. Pensiamoci con serietà, informiamoci e poi la maggioranza ci dia una proposta su cui lavorare e riflettere. Noi qualcosa da dire l’avremo, ma la responsabilità è prima di chi governa».
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