«Se io spendo 150 milioni e mi se ne chiedono altri 55 per spese impreviste nel progetto, vuol dire che io quel progetto l’ho sbagliato. Questo accade a Massa per il Nuovo ospedale delle Apuane, a Lucca la ditta costruttrice ne chiede altri 20 e a Prato e a Pistoia ha fatto lo stesso arrivando a cifre di conciliazione senza andare in tribunale. Ma insomma, alla fine, in questa operazione ripetutamente contestata anche dalla Corte dei conti, quanti soldi dei toscani sono andati in fumo, ospedale per ospedale, rispetto alle previsioni iniziali?» E’ in sostanza questo ciò che il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti domanda alla giunta toscana in un’interrogazione a risposta scritta.
Come suo solito, Marchetti tanto lunga non la fa. Esposti i fatti, spiattella sotto il naso di Rossi e Saccardi una tabella di sviluppo costi che combina fonti giudiziarie, Corte dei Conti, e istituzionali, delibere di giunta. Eccola qui, esattamente come compare nell’atto:
E’ a partire da qui che Marchetti formula i suoi quesiti chiedendo, in buona sostanza, di riempire la casellina adesso occupata dal punto interrogativo. «Chiedo lo sviluppo della spesa complessivo e ospedale per ospedale. Mi pare doveroso – spiega – anche stanti i richiami della magistratura contabile, almeno tentare di quantificare l’effettivo ammontare della spesa complessiva relativa alla realizzazione degli ospedali comprendendo la previsione degli ulteriori costi cui si va incontro fra contenziosi e relativa assistenza tecnico-legale, correzioni e/o amplificazioni progettuali e quant’altro così da informare i toscani circa l’oculatezza o meno con cui sono stati investiti i soldi pubblici».
Marchetti propende per la versione «o meno», e su questo incalza il presidente della giunta toscana anche per il suo ruolo pregresso come ex assessore regionale alla sanità domandandogli «se si dichiari soddisfatto delle proprie capacità di previsione gestionale e intenda annoverare questa operazione come un successo di governance, ovvero quale sia la sua autovalutazione».
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