«La risposta della Asl sul caso del paziente deceduto in pronto soccorso all’ospedale San Luca di Lucca dopo ore di attesa per essere visitato non è accettabile, oltre che essere di cattivo gusto: il fatto di essere malati terminali non è un esimente, semmai anzi costituisce un aggravante rispetto alle circostanze che hanno portato alla scoperta del decesso da parte non dei sanitari dello spazio multifunzione dove era stata collocata la barella, bensì del figlio entrato fortuitamente per verificare le condizioni del papà. Ho già presentato un’interrogazione per chiedere alla Regione di avviare un’inchiesta intera e attivare un audit clinico. Non si può liquidare una simile vicenda con una delle solite minimizzazioni sullo stato dei pronto soccorso toscani»: la reazione arriva dal Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti dopo aver letto sui quotidiani del dramma avvenuto nel pronto soccorso dell’ospedale San Luca di Lucca lo scorso venerdì.
«Leggo che il paziente, 76 anni e da tempo in lotta con una malattia oncologica, ha effettuato il triage alle 13.32 ed è deceduto alle 16.56. Nel frattempo cosa è avvenuto? E’ stato visitato? Gli sono state somministrate terapie? Riscontri diagnostici sono stati effettuati? Voglio saperlo. Quel che già so – incalza Marchetti – è che se un malato muore in un pronto soccorso senza che nessuno dei sanitari se ne accorga, allora significa che tutti erano troppo oberati di lavoro. Se una persona muore, Santo Cielo, terminale o no, bisogna che ci se ne accorga. Mi metto nei panni di quel figlio che ha affidato il papà al reparto e lo ha ritrovato deceduto, spirato, solo su una barella nell’indaffarata e dolorosa indifferenza dei presenti attorno a lui. Non è accettabile. Anzi, proprio perché il paziente era in condizioni terminali, come scrive la Asl Toscana Nord Ovest quasi a volersi giustificare, andava forse seguito o almeno osservato con maggiore attenzione. La dinamica dell’accaduto non è figlia di negligenze dei singoli, ma di un deficit strutturale a livello di organici sanitari generato da anni di politiche regionali con cui sulla sanità il Pd ha badato prima al consenso, poi a far quadrare i bilanci per non vedersi commissariare. Un caso analogo era avvenuto già a Pistoia nel luglio scorso. Cambiando Asl il risultato non cambia perché le politiche regionali attuate sin qui sono state univoche nell’impoverire la sanità toscana. Il risultato lo pagano i malati e chi si sforza di curarli e assisterli in contesti sempre più difficili».
«Aver minimizzato per anni una situazione che oggi è al punto critico è stata ed è una grave responsabilità politica che la giunta regionale non può non assumersi dato che proprio Enrico Rossi, oggi sull’orlo del decennio da governatore, è stato prima per dieci anni assessore alla salute. Investire oggi migliaia di euro non per assumere ma per migliorare le condizioni di attesa nei pronto soccorso sa di beffa».
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