«Non capisco l’ostilità con cui il Presidente della Commissione regionale Ambiente Stefano Baccelli del Pd tratta il Centro di Ricerca, Documentazione e Promozione del Padule di Fucecchio attaccando me che chiedo di valorizzarne l’esperienza riguardo alle Riserve naturali del Padule di Fucecchio e del Lago di Sibolla. Mi par ridicolo. Con i loro esperti e le organizzazioni ambientaliste, sono stati gli unici che negli anni hanno realizzato attività didattico-scientifiche di valorizzazione ambientale delle Riserve. Oggi, trasferire competenze ai Comuni è un conto, escludere però queste esperienze dal Protocollo di intesa e consentire attività-burletta come il Sibolla Horror realizzato l’anno scorso dal Comune di Altopascio è un altro. Qui si squalifica la Riserva, altro che valorizzazione»: la replica arriva dal Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti, promotore di una mozione in cui impegna la giunta toscana a non marginalizzare né comprimere ruolo e attività del Centro e di coloro che vi operano.
«L’anno scorso – ricorda Marchetti – coi primi fondi ricevuti per la gestione della Riserva del Sibolla il Comune di Altopascio ha organizzato la proiezione di filmini dell’orrore. Ora, io sfido Baccelli ad affermare che questo è stato un momento di valorizzazione di un’area di pregio naturalistico riconosciuto anche attraverso vincoli sovranazionali. Per questo chiedo linee guida per gli enti locali. E per questo chiedo che chi invece svolge opera di divulgazione e ricerca in senso didattico-scientifico non sia escluso dalla nuova governance».
Marchetti ha le idee chiare: «Voglio evitare a ogni costo – afferma – che le Riserve naturali divengano luoghi in abbandono e di frequentazioni dequalificate. Riguardo al Sibolla, mi preme ricordare a Baccelli che la struttura in legno del Centro visite l’abbiamo inaugurata assieme il 15 giugno 2013, io sindaco di Altopascio e lui presidente della Provincia. Ebbene: da allora, a parte i filettini che francamente si potrebbero proiettare anche al circolino, ha avuto utilizzo minimale e la manutenzione è prossima allo zero».
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