Caldo o influenze: fu vera emergenza? «Eventi assolutamente prevedibili che ciclicamente producono un picco di accessi che intasa l’attività dei pronto soccorso di tutta la Toscana, con code e attese che rasentano l’inciviltà no: non sono emergenze e vanno affrontati in maniera strutturale. Chiedo alla Regione di prevedere l’istituzione presso ogni pronto soccorso di una task force dedicata a fronteggiare questi momenti. Un gruppo di operatori a professionalità mista medico-infermieristica tecnicamente permanente, ma attivabile al bisogno anche da parte del singolo direttore sanitario e in cui ciascuno abbia il proprio compito definito»: la proposta arriva sotto forma di interrogazione alla giunta regionale da parte del Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti alla luce del tam tam quotidiano che, tra cronaca e segnalazioni, ripropone odissee e tempi biblici per i pazienti in attesa di presa in carico nei pronto soccorso degli ospedali.
«Purtroppo – spiega Marchetti – devo registrare che il San Luca di Lucca è quello che appare in maggior condizione di stress. Io stesso sono stato raggiunto da telefonate di utenti e operatori che nella notte tra domenica e lunedì mi segnalavano 60 persone variamente in attesa tra corsie e corridoi, accomodati alla bell’e meglio perché a un certo punto anche le barelle erano esaurite. Per non parlare di quanto erano esauriti i sanitari che non sapevano più a che santo votarsi per fronteggiare quello stato di cose. Ma il caldo – considera Marchetti – al pari del picco influenzale che si riproporrà tra sei mesi, non può considerarsi un’emergenza. Quanto accade a Lucca non è da pronto soccorso di un ospedale civile, ma sono condizioni più compatibili con un contesto di guerriglia o catastrofe. Cosa che non è successa. Fa semplicemente un caldo inaudito, e i pazienti non trovano una rete territoriale di assistenza e cura alternativa al pronto soccorso. E’ una situazione inaccettabile nella sua ripetitività».
E allora l’idea: «Task force dedicate attivabili ‘a comando’ per questi casi qui, che magari sono meno complessi e, con personale dedicato, possono seguire percorsi non interferenti con i codici a maggiore gravità snellendo il lavoro di tutti e le attese dei malati. Penso – spiega Marchetti – al modello che esiste nei luoghi di lavoro per quanto attiene i responsabili delle emergenze o dei piani antincendio: sono persone che quotidianamente svolgono le loro mansioni ordinarie ma che, in caso di bisogno, si attivano a quella funzione specifica sapendo esattamente cosa fare. Unità simili nei pronto soccorso, strutturate adesso che si sono inseriti, da ieri, medici neolaureati nel sistema dell’emergenza-urgenza, eviterebbero il ripetersi di tante odissee che sono un patema sia per chi sta male, sia per chi lavora. La giunta preferisce un altro tipo di soluzione? Va bene, purché se ne occupi. Così non è tollerabile».
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