«A luglio la giunta regionale ha emanato una delibera con cui rinnova le linee guida per il contenimento delle liste d’attesa per visite specialistiche e diagnostica. Lì si fissano tempi massimi di erogazione, poi però si legge sulle cronache locali che in Versilia una signora potrà vedere il ginecologo solo a giugno 2019. Qualcosa non torna: a cosa avrebbe avuto diritto, la signora? Perché secondo delibera ci risulterebbero 15 o 30 giorni massimo, per quel tipo di visita, a seconda della classe di priorità indicata sull’impegnativa. Se anche così non fosse, in nove mesi si fa un bambino, tanto per restare nella branca… ecco perché ho presentato un’interrogazione per chiedere alla Regione spiegazioni su quanto accaduto a Viareggio»: motiva così la sua iniziativa istituzionale, il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti firmatario oggi di un’interrogazione a risposta scritta che prende le mosse dal caso di una 73enne versiliese a cui è stato fissato l’appuntamento per una visita ginecologica al 20 giugno 2019. L’atto poi si apre ad esplorare più a fondo i risultati eventualmente prodotti nella Asl Toscana Nord Ovest dalla delibera 750 sul contenimento delle liste d’attesa emanata dalla Regione il 2 luglio 2018, in particolare riguardo ai tempi massimi di erogazione delle prestazioni fissati nell’Allegato A.
«Ho tentato di verificare da me solo – spiega Marchetti – ma sul sito della Asl Toscana Nord Ovest l’ultimo rilevamento disponibile sui tempi medi d’attesa è per l’appunto del luglio scorso, e ciò mi rende impossibile verificare se la delibera 750, dello stesso mese, abbia prodotto un qualche effetto. Per questo nella mia interrogazione chiedo intanto i dati aggiornati alla data odierna per tutte le discipline oggetto di monitoraggio regionale, in Versilia e in tutto il territorio d’Area vasta, zona per zona».
Marchetti chiede poi, riguardo al caso specifico della signora, in quale area geografica di riferimento la visita ginecologica doveva essere garantita nei tempi di legge: «La delibera di cui sopra – spiega Marchetti – indica perimetri geografici entro cui ciascuna prestazione va assicurata al paziente. Per le visite ginecologiche, non solo quelle, ma insomma per il nostro caso, l’area è quella indicata con sigla AG, ovvero l’Area geografica di garanzia la cui definizione è demandata alla singola Azienda sanitaria. Ebbene: voglio sapere quale sia quella applicabile nel caso specifico».
Insomma, il Capogruppo di Forza Italia ne fa una questione anche di principio: «I cittadini devono poter sapere cosa spetta loro, quando si recano allo sportello. Questo perché un diritto stabilito sulla carta ma non comprensibile, diventa non esigibile. E quindi cessa di essere un diritto. Per la salute il giochino deve valere meno che per altri ambiti, perché si tratta di materia più sensibile. E allora vogliamo sapere tutto nel dettaglio». Una cosa Marchetti la sa già, e la scrive a chiare note anche nella sua interrogazione: «Io non conosco la classe di priorità indicata sull’impegnativa della signora – premette – ma sono piuttosto certo che un tempo di attesa di 9 mesi per accedere a una prestazione non sia congruente col rispetto del diritto alla salute delle persone e non risponda correttamente al bisogno di salute espresso dalla paziente».
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