“Migliaia di italiani sono ancora bloccati all’esteroa molte settimane dall’inizio dell’emergenza. Continuo a ricevere segnalazioni da tutto il mondo, dall’Argentina, ma anche di vari altri altri paesi, di nostri connazionali in varie situazioni, alcune di grave necessità, che non riescono in nessun modo a trovare un volo per il rientro. Alcuni hanno anche problemi di salute, molti hanno finito i soldi, rischiano di perdere il lavoro in Italia e così via. Giovedì 16 chiesi notizie in merito al ministro degli esteri Luigi Di Maio, in audizione con le commissioni esteri di Senato e Camera, il quale assicurò l’impegno pur ammettendo le difficoltà. Ci sono problemi di costi, a causa della necessità di assicurare le distanze di sicurezza a bordo e per il fatto che al volo utile ne corrisponde di solito un altro a vuoto. Tuttavia risulta che altri paesi europei abbiano già riportato in patria i loro cittadini. Perché non usare aerei militari, eventualmente facendo pagare una quota ai passeggeri? O, ove possibile, riempire sia l’andata sia il ritorno visto che, ad esempio, ci sono argentini in Italia che vorrebbero rientrare nel loro paese? Ci sono anche problemi di circolazione all’interno dei paesi esteri, dove spesso consentito spostarsi verso l’aeroporto solo se si ha la prenotazione del biglietto, che non di rado si può fare solo all’ultimo momento. Ho notizia, poi, di suggerimenti davvero discutibili, come quando a un gruppo che si trovava in Kenya è stato proposto un volo di una compagnia giapponese fino ad Addis Abeba e di lì arrangiarsi. Comprendo le difficoltà organizzative, ma bisogna comprendere anche le necessità dei nostri connazionali che sono rimasti bloccati non per loro incuria.”
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