Il presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani nei prossimi giorni sarà in Valsusa, per un sopralluogo al cantiere della Tav. L’invito è stato fatto dalla TELT, la società pubblica italo-francese responsabile della realizzazione e gestione dell’opera, per iniziativa dell’eurodeputato Alberto Cirio, primo firmatario anche di una petizione europea “Sì TAV” che chiede di far rispettare all’Italia gli impegni presi sulla Torino-Lione. Il documento, depositato a Bruxelles, potrà essere sottoscritto online anche da istituzioni, cittadini, forze produttive e da chiunque voglia difendere la realizzazione dell’opera.
«Chiederò la procedura d’urgenza, affinché la petizione venga discussa dal Parlamento europeo prima possibile – spiega Alberto Cirio -. Le problematiche sulla TAV sono un tema già noto a Bruxelles, perché negli anni sono state presentate diverse petizioni contrarie alla realizzazione dell’opera. Non è mai stata presentata una petizione a favore però. Lo faremo adesso, per chiedere all’UE di essere tutelati e di aiutarci a far mantenere al governo italiano gli impegni presi. La marcia indietro non solo ci priverebbe di una infrastruttura strategica per lo sviluppo economico, ma costerebbe al nostro Paese un sacco di soldi in rimborsi, risarcimenti e danni, senza considerare la perdita di credibilità internazionale per l’Italia, che diventerebbe l’anello mancante di un progetto che va dalla Penisola iberica all’Est europeo».
Nei giorni scorsi gli uffici della Commissione UE hanno precisato che, nel caso in cui il governo italiano dovesse ritirarsi dal progetto Torino-Lione, non è prevista una specifica penalità, né l’Italia potrebbe essere esclusa da ulteriori finanziamenti infrastrutturali.
Il problema maggiore sarebbero quindi i rimborsi che Francia e Unione europea potrebbero chiedere all’Italia, accanto ad altri costi collegati alla scelta di uno stop definitivo dei cantieri.
In base ai dati diffusi dal commissario straordinario del governo per l’asse ferroviario Torino-Lione, Paolo Foietta, il costo diretto complessivo di una retromarcia sulla Torino-Lione sarebbe di oltre 2 miliardi di euro.
1,4 miliardi di euro sono stati già spesi per studi, progetti ed opere preliminari (700 milioni stanziati dalla UE, 350 milioni dalla Francia e 350 milioni dall’Italia).
Altri 813 milioni di euro sono stati già assegnati dall’Europa come prima tranche di cofinanziamento del 40% del costo complessivo, risorse che l’Italia dovrebbe restituire perché non sono utilizzabili per altri scopi.
Infine ci sono da calcolare i costi per la chiusura dei cantieri esistenti e per la messa in sicurezza degli scavi, che ricadrebbero sull’Italia sia per la parte nazionale che per quella francese, con un impatto di almeno 300 milioni di euro. A questo si aggiungono i possibili contenziosi con le imprese che hanno già ottenuto l’incarico per i lavori. Sui 24 appalti già assegnati la penale potrebbe essere intorno ai 400 milioni di euro.
«La questione della penale europea non è chiara – prosegue Alberto Cirio -. Gli uffici della Commissione Ue nei giorni scorsi sembrano aver escluso questa possibilità, ma altre fonti del Cef, cioè lo strumento con cui l’Unione europea promuove la realizzazione di infrastrutture per connettere i Paesi membri, sul fronte dei trasporti, dell’energia e delle telecomunicazioni, parlano di una penale dal 2 al 10% per chi non rispetta i patti e della possibile esclusione per 5 anni da altri investimenti infrastrutturali. Anche se quest’ultima possibilità pare non si sia mai verificata. Certo invece è che, oltre alla restituzione delle risorse già investite, dobbiamo prepararci ai contenziosi sia con le aziende italiane che con quelle francesi che si vedranno revocati gli appalti. Senza considerare che anche gli altri Paesi europei del Corridoio Mediterraneo, l’asse che va dalla Penisola iberica all’Est Europa e di cui la TAV è la “cerniera”, potrebbero chiedere all’Ue di aprire una procedura di infrazione verso l’Italia per i danni economici e le mancate opportunità generate dall’interruzione del corridoio veloce».
Il solo valore totale degli scambi Francia-Italia nel 2017 è stato di 76,6 miliardi di euro, in crescita dell’8,3% rispetto al 2016 e con un saldo attivo per le esportazioni italiane (dati Unione Industriale di Torino).
L’interscambio con l’intera Europa dell’Ovest ha superato invece i 175 miliardi di euro, 45 dei quali export, con una crescita del 38% negli ultimi 9 anni. A questo si aggiungono le potenzialità dell’Est europeo che rappresenta il 17% del Pil Ue (dati Confindustria Piemonte).
Guardando ai posti di lavoro, invece, nella realizzazione della Tav sono coinvolte quasi 800 persone di cui circa 530 impegnate nei cantieri e circa 250 tra società di servizi e ingegneria. Nel picco delle attività i lavoratori collegati direttamente all’opera saranno 4000 e altrettanti quelli generati nell’indotto.
«In gioco, oltre alla credibilità dell’Italia, ci sono anche molti posti di lavoro, presenti e futuri. Proprio per questo – conclude Alberto Cirio – ho chiesto al presidente Tajani di visitare il cantiere di persona».
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